Trieste, corti in corsa, tra confini e Peter Pan

Il cuore di ShorTS – International Film festival è lo storico concorso Maremetraggio, che da sempre porta a Trieste uno spaccato variegatissimo di cortometraggi provenienti da tutto il mondo

Marmetraggio. Il cuore di ShorTS – International Film festival è lo storico concorso Maremetraggio, che da sempre porta a Trieste uno spaccato variegatissimo di cortometraggi provenienti da tutto il mondo, e che saranno proiettati da domani 1 all’8 luglio in piazza Verdi (o in caso di maltempo al Teatro Miela) a partire dalle 21.30.

Il meglio del mondo. Si tratta davvero del meglio della produzione internazionale di film brevi perché, per essere ammessi alla selezione triestina, i corti devono aver già vinto qualche premio in altri festival. Ne sono arrivati ben 4318 e il curatore Francesco Ruzzier, in interminabili e attente sessioni di visione, ne ha scelti 91.

«Il senso della selezione è di dare un’idea più globale possibile del mondo di oggi, iper frammentato e difficile da sintetizzare in un racconto unico», dice Ruzzier. «Attraverso le decine di sguardi diversi di questi cortometraggi si può avere la visione globale di quello che succede, passando dal documentario al film sperimentale, dal film di genere all’animazione».

I Paesi rappresentati. E questa pluralità di sguardi è chiara fin dalla mappa dei titoli in programma: i film selezionati provengono da ben 33 paesi diversi, dall’Argentina, al Bangladesh, da Israele alla Corea del Sud, dalla Malesia al Regno Unito.

L'Italia. E ovviamente c’è anche l’Italia, con una sorpresa: quest’anno i corti italiani sono ben 18, sette in più rispetto al 2016. «Nella cultura cinematografica italiana non c’è particolare attenzione per il cortometraggio - spiega il curatore - ma in questa edizione abbiamo notato che la qualità, da un anno all’altro, si è alzata tantissimo e quindi i corti italiani sono quasi raddoppiati».

Il film triestino. Fra di loro anche il film “Io e me stesso” del triestino Diego Cenetiempo, interpretato da Lorenzo Acquaviva, già vincitore dello European Independent Short Film Night come miglior cortometraggio drammatico: la storia di un uomo che, rispondendo al campanello di casa, apre la porta e si trova davanti appunto se stesso.

Altri titoli da segnalare? « “An Afterthought” di Matteo Bernardini, italiano che lavora a New York, una sorta di sequel di Peter Pan con finale alternativo: Wendy racconta a sua figlia la storia che ha vissuto con Peter Pan, e ad un tratto arriva proprio lui. È una sorta di confronto generazionale a posteriori di una madre che deve accettare che la figlia viva le sue stesse avventure.

Molto divertente è “Djinn Tonic” di Domenico Guidetti con Francesco Pannofino nei panni di un genio della lampada che deve esaudire i desideri di un giovane precario, strutturato come se fosse un colloquio di lavoro. “Finché c’è vita c’è speranza” di Daniele Attanasio, sceneggiatore di “Smetto quando voglio”, una commedia sulle disavventure di una coppia che decide di sposarsi. E poi una produzione italiana che era in concorso a Cannes l’anno scorso, “Il Silenzio” di Farnoosh Samadi e Ali Asgari, la storia di due rifugiate curde in Italia: la madre non capisce nulla della lingua e la figlia dovrebbe fare da interprete, ma ha paura di dire la verità alla donna».

Titoli internazionali. Tra i titoli internazionali già premiatissimi vedremo anche “Timecode” dello spagnolo Juanjo Giménez, vincitore della Palme d’Or a Cannes e candidato all’Oscar come Miglior Cortometraggio, su due guardiani notturni che si danno il cambio al lavoro e hanno come unico contatto i messaggi che si lasciano attraverso le camere di sicurezza.

Il confine. E il tema del confine attraverserà più titoli: «Come il coreano “The Other Side of Dooman River”, girato tutto in un piano sequenza, su due soldati che devono pattugliare un confine. Ma mentre uno si assenta, l’altro decide di far passare una famiglia che tenta di attraversarlo. E si risolverà in un inseguimento». E poi “Meje” del regista sloveno Damjan Kozole, già autore del lungometraggio “Nightlife” e del documentario sull’artista Ulay “Project Cancer”, «un quadro fisso di un paesaggio rurale, nell’area tra la Slovenia e la Croazia, che viene attraversato da una fila infinita di profughi».

E poi ancora, tra i titoli più celebri, lo svizzero “Die Brücke über den Fluss”, già vincitore del Pardino D'oro For Best Swiss Short Film a Locarno, o il senegalese “Samedi Cinema” presentato alla Mostra di Venezia e al Festival di Toronto, o il britannico “Balcony”, vincitore di Generation 14plus - Best Short Film alla Berlinale.

E sul versante dell’animazione? «Da segnalare il corto finlandese “Sore Eyes For Infinity”, la storia di un ottico che aiuta i suoi strani clienti a vedere il mondo con occhi diversi attraverso degli occhiali speciali». I corti concorrono all’assegnazione non solo del Premio Estenergy al Miglior Cortometraggio, pari a 5000 euro, ma anche del Premio Makinarium al miglior corto d’animazione ed effetti visivi, che offre un periodo di stage presso i suoi studi, il Premio Studio Universal che consiste nell’acquisizione dei diritti Pay per la trasmissione al miglior corto italiano, il Premio al Miglior Montaggio Italiano assegnato dall’AMC (Associazione Montaggio Cinematografico e Televisivo) e il Premio TriesteCaffè assegnato dal pubblico.

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