Trieste, corsa ai contributi per sistemi antifurto negli appartamenti
E’ bene che i topi di appartamento lo sappiano. Sono 120 i triestini che hanno chiesto agli uffici comunali un contributo per installare negli immobili di proprietà quelli che nel gergo tecnico vengono definiti “sistemi di autodifesa passiva”: si tratta di allarmi, dispositivi di videosorveglianza (ma non i videocitofoni), porte e persiane blindate, grate, inferriate.
All’esame del servizio protezione civile dell’Area polizia locale, guidato da Paolo Jerman, sono risultate regolari 99 domande, mentre 20 presentano qualche manchevolezza da integrare e una riporta un valore Isee superiore a quanto previsto dal bando.
Antefatto: negli ultimi giorni dello scorso anno il Comune aveva ottenuto dalla Regione, attraverso la Legge 9/2009, un finanziamento di 250 mila euro da destinare a misure di sicurezza “domestiche” e la determina 3889/2016 aveva messo a punto il relativo bando. Per accedere alla graduatoria bisogna essere residenti in Friuli Venezia Giulia da almeno 24 mesi e in via continuativa.
Con un triplice vincolo: l’immobile deve essere abitazione e deve essere di proprietà, il richiedente del contributo non può avere una Isee superiore a 35 mila euro. L’intervento del Comune copre il 50% delle spese, per un massimo di 3 mila euro, mentre la quota minima non deve scendere sotto i 1000 euro. Il limite della partecipazione municipale fa ritenere che il giro d’affari, producibile mediante l’attivazione del contributo, viaggi attorno al mezzo milione di euro.
Per ragioni di sicurezza e di privacy, onde evitare la riconoscibilità di situazioni abitative «peculiari», la graduatoria formulata non esplicita i dati personali. Sono state presi in considerazione gli investimenti effettuati tra gennaio e fine maggio, la liquidazione delle spese avverrà entro il 31 dicembre.
Quando presentò il bando appena sfornato il 29 dicembre 2016, il vicesindaco leghista Pierpaolo Roberti ebbe modo di commentare che «Trieste non è così sicura come ce l’hanno dipinta per anni, gli episodi di cronaca sono continui, i cittadini hanno diritto di proteggersi al meglio e noi cerchiamo di aiutarli». Una premessa che, a giudizio dello stesso Roberti in sede di primo bilancio dei risultati, è stata rispettata: erano state pronosticate circa 130 beneficiari e la previsione è andata a buon fine. «Ritengo buona la risposta ottenuta dal bando - dice il pubblico amministratore del Carroccio - perchè si trattava di una novità e c’erano numerosi paletti imposti dalla Regione per la concessione del contributo». «Gran parte delle domande hanno rispettato le condizioni richieste - riprende Roberti - credo che le venti “congelate” presentino irregolarità sanabili».
Il vice di Dipiazza auspica che, alla luce di questo rodaggio, qualcosa possa cambiare nel meccanismo contributivo: «Adesso il finanziamento può essere erogato solo a singoli richiedenti, mi sembra logico che anche un condominio possa partecipare al riparto. Mi auguro che la Regione prosegui questa esperienza contributiva, alla quale il Comune intende fornire strumenti cognitivi come l’analisi territoriale e sociologica dei cittadini interessati».
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