Trieste, contributi per anziani e disabili: ufficio comunale sotto assedio
TRIESTE L’ufficio comunale che si occupa di richieste per il Fondo di autonomia possibile (Fap) è letteralmente sommerso dalle domande. Il Comune sta schierando ulteriore personale per far fronte all’emergenza ma l’assessore alle Politiche sociali Carlo Grilli chiede a tutti gli utenti un po’ di pazienza.
«Al momento abbiamo liquidato 850 domande per l’ultima o le ultime due mensilità ma altre 105 sono in fase di completamento». È a queste persone, e alle altre che si stanno rivolgendo quotidianamente all’ufficio, che l’esponente della giunta Dipiazza si appella: «Liquideremo tutto, vi prego soltanto di pazientare e di rivolgervi alle Unità operative territoriali per farvi spiegare bene come procedere, in modo da arrivare agli uffici con le carte a posto».
Il Fap interessa una larga parte della popolazione triestina se si considera che la vita del singolo utente si ripercuote nel bene e nel male su tutto il gruppo familiare. I cittadini in rapporto con l’ufficio per una forma di sostegno Fap negli ultimi 12 mesi sono stati circa 970. In totale sono 1302 i progetti avviati. L’anno scorso le misure sono state finanziate con un totale di 6,4 milioni di euro.
Una cifra analoga è prevista per quest’anno: «Stiamo parlando di un sesto dei fondi investiti dalla Regione sull’autonomia - dice Grilli -. Questo perché Trieste è l’unica vera città regionale, ha un’utenza molto numerosa e una rete sociale spesso lasca, in cui capita che anziani o disabili si ritrovino soli».
È questo il bacino ampio che si è ritrovato ora incastrato nel collo di bottiglia estivo per la presentazione delle domande: «Al nostro arrivo il rapporto con la cittadinanza si era lacerato - dichiara Grilli -: l’area del Welfare deve essere invece una spalla per il cittadino, qualcuno in cui riporre la propria fiducia. È chiaro che questa fiducia deve esser poi ricambiata con dati concreti».
Ecco perché l’assessorato chiede alla cittadinanza di avere fiducia: «Abbiamo aggiunto risorse all’ufficio e contiamo di sbrigare le pratiche mancanti in tempi accettabili». Ma quali sono le misure finanziabili attraverso il Fap? L’assegno per l’autonomia (Apa) ha l’obiettivo di rendere sostenibile l’accudimento a domicilio delle persone ultrasessantacinquenni in condizione di grave non autosufficienza, oltre a persone con disabilità (sia minori che adulti).
I fondi per questo genere di progetto vengono utilizzati per contenere le spese familiari, magari pagando un assistente attraverso voucher o rapporti con cooperative. I soldi possono essere utilizzati anche per contratti di assistenza familiare inferiori alle 20 ore settimanali. Per i contratti di durata superiore alle 20 ore esiste il Caf, Contributo all’assistenza familiare, che subisce un aumento fra il 10 e il 20% nel caso in cui l’utente sia colpito da forme di demenza grave.
Il Sostegno alla vita indipendente (Svi) è rivolto invece a persone disabili adulte in grado di autodeterminarsi e che abbiano avuto il riconoscimento di disabilità grave: serve a finanziare progetti di autonomia che prevedono la facilitazione dell’inserimento sociale e lavorativo.
È in fase di avvio infine lo Sfe (Sostegno a forme di emancipazione e inserimento sociale) che si rivolge a una fetta peculiare di utenti: quelle persone in condizione di grave disabilità che, pur non potendosi autodeterminare, possono però essere inserite in progetti finalizzati alla partecipazione sociale e all’emancipazione, anche parziale, dalla famiglia. Lo Svi si rivolge a persone di età inclusa fra i 18 e i 64 anni, mentre si può fare domande per uno Sfe a partire dall’età di 12 anni.
Il potenziamento del personale dedicato alla gestione del Fap, spiega Grilli, «ha portato a regime la procedura. I numeri limitati del personale, la complessità della materia e la numerosità delle domande hanno comprensibilmente portato a un rallentamento».
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