Trieste, conto di 15mila euro al vigile assenteista
TRIESTE Alfredo Gortan è stato soprannominato lo stakanovista della polizia locale. Mai a casa, mai in ferie, sempre in ufficio in via Genova: un esempio con 184 ore di straordinari in appena nove mesi. Ma era tutto finto. Ora - dopo il patteggiamento con la pena di 11 mesi di reclusione e 500 euro di multa - è arrivata la condanna della sezione giurisdizionale della Corte dei conti. Per danno patrimoniale e d’immagine, il tenente Gortan - subito licenziato in tronco - dovrà sborsare quasi 15mila euro. Così ha deciso il collegio presieduto da Alfredo Lener e composto da Paolo Simeon e Giancarlo Di Lecce. Gortan era stato citato nello scorso febbraio pochi giorni prima della pronuncia della sentenza di patteggiamento da parte del gip dopo l’accordo tra il difensore Gianluca Rossi e il pm Federico Frezza. Accolte dai giudici contabili le richieste del procuratore Tiziana Spedicato. Ben 9mila 600 euro da pagare al Comune per risarcire i danni arrecati e 5mila euro per il danno all’immagine dello stesso ente. A queste somme si aggiungono gli interessi legali e le spese di giustizia.
L’ex tenente lavorava, o meglio avrebbe dovuto, all’ufficio contravvenzioni della polizia locale in via Genova. Nel periodo tra il 14 gennaio e il 3 settembre 2013 risultava avere fatto 184 ore di straordinari. Un record, in nove mesi. Solo che quelle ore - pagate dal Comune, e dunque dai contribuenti - Gortan non le ha mai fatte. Erano virtuali. Ha “corretto” il sistema telematico dell’amministrazione. Lui stava fuori, in città, per i fatti suoi. Ma risultava essere al lavoro. Tutto grazie insomma all’informatica. Un’abilità professionale indubbia che, secondo le indagini condotte dai suoi stessi colleghi, gli ha consentito di guadagnare indebitamente quasi 10mila euro.
Secondo gli accertamenti degli investigatori della polizia giudiziaria, il tenente Gortan ha aggiustato a suo vantaggio gli orari di ingresso e di uscita dall’ufficio multe. Arrivava un po’ più tardi oppure se ne andava via un po’ prima del previsto. E contemporaneamente cambiava l’ora. La sua qualifica di ufficiale gli consentiva infatti di manipolare la programmazione delle macchinette - quelle dotate di tesserino o numero da digitare - che codificano gli ingressi dei dipendenti. Una procedura che solitamente si usa fare solo se dei vigili, soprattutto quelli impegnati in servizi esterni, hanno svolto straordinari e hanno bisogno di un ufficiale che “certifichi” appunto lo sforamento in via telematica. Utilizzando la macchinetta.
Quando il caso era scoppiato, nell’ottobre del 2013, il sindaco Roberto Cosolini aveva dichiarato: «Questi fatti dispiacciono. Ma d’altro canto intervenire è giusto per il rispetto dei cittadini, di chi non ha un lavoro e dei dipendenti comunali che si comportano correttamente». Dopo poco tempo era stato avviato il procedimento disciplinare che si era concluso con il licenziamento. Poi il patteggiamento e infine la condanna della Corte dei conti.
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