Trieste, conto azzerato dalla badante: spariti quasi 450mila euro
Quasi 450mila euro scivolati dal conto dell’anziano a quello della badante. È stato un flusso costante. Durato anni.
Si chiama Antonietta Perich, ha 73 anni. Abita a Trieste in via Pisino 10. Oggi comparirà davanti al gip Guido Patriarchi. È accusata dal pm Cristina Bacer - che ne ha chiesto il rinvio a giudizio per circonvenzione di incapace - di aver praticamente azzerato il conto corrente di un anziano non vedente che avrebbe dovuto accudire. E che soprattutto versava in stato di «deficienza psichica». È difesa dall’avvocato Davide Benvegnù.
Secondo l’accusa, in quattro anni la badante ha prelevato esattamente la somma di 445.100 euro. In tutto ha messo all’incasso 45 assegni con importi variabili che vanno da 30mila a 22 mila euro. Alla fine ha incassato una vera e propria fortuna che l’uomo, classe 1920, morto l’altro anno, aveva raccolto in una vita di lavoro come impiegato in una filiale cittadina di Unicredit. L’anziano per anni ha risparmiato gran parte della sua pensione di oltre 2mila 500 euro. E mai si è concesso un lusso. Come una cena fuori o un viaggio. Per tutta la vita solo risparmi. Che - beffa della sorte - quando non era più in grado di reagire o di capire, gli sono stati succhiati.
Antonietta Perich, la badante accusata di essere stata una sanguisuga, è stata scoperta nei primi mesi del 2011 da un nipote dell'anziano che - avendo la delega del parente - era andato in banca per effettuare per suo conto alcune operazioni. Amara constatazione: di soldi nel conto appunto ne erano rimasti ben pochi. Ma, come poi hanno accertato gli investigatori della polizia municipale delegati dal pm Bacer, oltre 200 mila euro riconducibili all'anziano erano finiti invece nel conto corrente della badante. L’altro denaro era sparito, volatilizzato, senza lasciar traccia.
Gli accertamenti degli investigatori sono scattati nel mese di luglio del 2011. È emerso che la donna aveva indotto l'anziano «affetto da gravi disturbi alla vista di tipo cognitivo a consegnarle in più occasioni vari assegni bancari da lui sottoscritti e firmati in bianco». «Metti sotto il tuo nome, al resto ci penso io», aveva spesso detto Antonietta Perich. E l’altro fidandosi della badante firmava senza problemi, probabilmente senza nemmeno sapere quello che stava facendo. In certi casi era stata addirittura la donna a guidargli la mano nella firma.
L’uomo credeva di firmare degli assegni in lire e non in euro. Il cassiere della banca in un paio di occasioni gli aveva anche telefonato a casa per chiedere conferma della sua firma. E l’anziano aveva risposto positivamente senza nemmeno, così è emerso dagli atti, comprendere l’entità delle somme asseritamente scritte sugli assegni. «Mi servono 20 euro», chiedeva la badante. Il numero scritto 20 voleva indicare 20 euro. Non certo 20mila euro. Cifra che invece poi appariva sul tagliando. Con questo trucco, stando all’accusa, la donna ha progressivamente svuotato il conto corrente.
Gli assegni, che sono stati in gran parte acquisiti, secondo le indagini erano stati completati dalla badante con cifre a suo piacimento. Il pm Cristina Bacer ha chiesto il rinvio a giudizio e il gip Patriarchi ha fissato l’udienza per oggi. L'anziano nato nel 1920 era non vedente.
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