Trieste conquista il nuovo Dams. Ma le lezioni traslocano a Gorizia
L’anno accademico 2015/2016 porterà a nuove e importanti sfide in ambito universitario, con la possibilità di coinvolgere Trieste in opportunità di sviluppo sul medio periodo, interessanti se si vuole provare a mantenere il ruolo di centralità e di prestigio culturale della città. Dopo la chiusura del “vecchio” Dams a Trieste e la successiva soppressione delle facoltà di Scienze della Comunicazione e di Scienze della Formazione, ultimi baluardi dell’insegnamento di cinema più antico d’Italia, dal mese di settembre, partirà un nuovo corso di laurea Dams (Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo) interateneo tra le Università di Trieste e Udine.
La peculiarità di questo corso è nella sua specificità, nell’essere mirato allo studio della teoria e delle tecniche dei linguaggi cinematografici e audiovisivi attraverso un ventaglio di discipline che vanno dalla sociologia della comunicazione alla storia dell’arte e del cinema, dall’ideazione e la produzione audiovisiva e multimediale alla preservazione e valorizzazione del materiale cinematografico, dall’editoria e i nuovi media agli insegnamenti di post-produzione e distribuzione audiovisiva multimediale. Senza trascurare il cinema di animazione, il fumetto e la grafica, la storia del teatro, la storia e la tecnica della fotografia, oltre a un insegnamento specifico per la composizione di musica per film, televisione e pubblicità.
Il ricercatore e docente Massimiliano Spanu, illustrando il progetto, insiste soprattutto sulle opportunità che esso offre per il futuro della città. «Ho lavorato cinque mesi alla sua realizzazione - spiega - partendo dall’aver constatato il paradosso che in una città come Trieste, che conta cinque festival cinematografici, tre teatri e una Film Commission tra le più attive in Italia, la chiusura delle facoltà di Scienze della formazione e di Scienze della Comunicazione, ha spento, di fatto, tutto ciò che riguarda i settori scientifico-disciplinari inerenti il cinema e il teatro nella nostra Università».
«Ho verificato con la consulta nazionale cinema - prosegue - la possibilità di agganciarci a Udine, dove per questioni di opportunità, come stabilito dalle tabelle ministeriali, c’era a sua volta bisogno di una partnership. Al lavoro di mediazione è seguito l’incontro con chi ha appoggiato il progetto, ovvero il rettore Maurizio Fermeglia e la direttrice del Dipartimento di Studi Umanistici, Marina Sbisà, oltre alle colleghe Cosetta Saba e Mariapia Comand con cui abbiamo lavorato fianco a fianco».
Spanu illustra un percorso lungimirante che, oltre al grande interesse culturale e studentesco, travalica i confini accademici mettendo in moto tutte le possibili sinergie con gli operatori locali e le realtà istituzionali cittadine. «Ci si aspetta una buona risposta da parte degli studenti - annuncia - ma questo progetto apre ad altri sviluppi: in primis a una scuola di specializzazione in sintonia con la fertile attività di produzione e postproduzione sul territorio realizzata dalla Film Commission, che ha bisogno di professionalità qualificate, ma anche la possibilità di creare, magari drenando fondi europei, attrattori internazionali destinati all’edutainment, la ricerca e la produzione in campo audiovisivo, videoartistico e web».
Per poterlo realizzare, Spanu chiama in causa le istituzioni politiche comunali e regionali, da cui attende un segnale. «Credo in questo progetto, nelle potenzialità della nostra città - insiste - ma c’è bisogno di un sostegno. Vorrei sapere se c’è la volontà, se si crede nella possibilità di sviluppi futuri, se si può contare sulla destinazione di spazi nobili da adattare a incubatori di idee e spazi di “edutainment” e ricerca integrati con le realtà locali esistenti che necessitano di una caratura scientifica differente per compiere un ulteriore salto di qualità».
Pur facendo capo a Udine e Trieste, il nuovo corso avrà sede a Gorizia. «In assenza di altre indicazioni - conferma il docente - è così. Abbiamo cinque festival e la più lunga tradizione nell’insegnamento del cinema in Italia, ma le lezioni si faranno altrove. Ho ritenuto che la nostra città meritasse un’ultima chance prima di abbandonare completamente il settore. Se poi non ci sarà nessun tipo di segnale, allora andremo a Gorizia, a Udine, oppure chiuderemo tutto. Ma prima di sparire nell’oblio ho ritenuto doveroso giocare ancora quest’ultima carta».
Riproduzione riservata © Il Piccolo