Trieste Città metropolitana rispunta a Palazzo

TRIESTE Esce dalla porta e rientra dalla finestra. Comunque non sparisce mai dallo scarno panorama politico locale. Forse perchè rimane un’opzione su cui merita soffermarsi. Due consiglieri comunali del Pd, la capogruppo Fabiana Martini e Giovanni Barbo, hanno presentato una mozione per l’avvio dell’iter per l’istituzione della Città metropolitana di Trieste, che andrà in discussione domattina alle 8.30 in Prima commissione. La seduta si svolgerà in Consiglio comunale, il dibattito - al quale sono stati invitati i parlamentari triestini - è pubblico e dunque l’ingresso è libero.
È un’istanza che, e non da oggi, gode di consensi bypartisan ma resta immancabilmente impantanata. Eppure, dopo la soppressione delle province, potrebbe avere una straordinaria valenza. Se ne dice certa la prima firmataria del documento, la Martini, che pure registra ancora sull’argomento una certa perplessità generale. «La preoccupazione di alcuni è che possa proporsi come una sovrastruttura, mentre abbiamo appena eliminato l’ente Provincia... In realtà - continua la Martini - molti non conoscevano la natura del Gect (il Gruppo europeo di cooperazione internazionale, ndr) che può fare da punto di riferimento in questi passaggi. Vuol dire che approfondiremo e chiariremo». Dopo un primo rinvio tecnico da parte del presidente della commissione, Antonio Lippolis della Lega, domattina si entra quindi nel vivo. «L’obiettivo, del resto - filosofeggia Barbo - era quello di riaprire il discorso, per avviare a questo tavolo un confronto per capire se ci sono gli elementi, comuni, per iniziare questo percorso».
Il senatore Francesco Russo è uno che sull’argomento si è impegnato in prima persona. E domani ci sarà. «Personalmente vedo in maniera positiva quasiasi passo che sblocchi un tema che ai triestini sembra interessare molto, almeno a giudicare dalle cinquemila firme raccolte. Purtroppo - continua Russo - le istituzioni si sono dimostrate lente nel reagire. Ma il progetto è molto utile sia a Trieste sia alla Regione, e voglio sottolineare come si tratti di un progetto che unisce e non divide. Gradito trasversalmente, firmato dallo stesso Dipiazza, mentre Cisint (sindaco di Monfalcone, ndr) ci sta pensando. Non dimentichiamoci - incalza Russo - che la Regione ha poteri primari sull’argomento, il modello possiamo disegnarcelo su misura. Sarebbe un ottimo punto di partenza, potrebbe far gravitare decine di milioni sul territorio, renderci protagonisti di un’area transfrontaliera da Monfalcone a Capodistria».
Preparata sull’argomento si rivela anche l’ex presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat. Per ovvi motivi, la più veloce a recepire che non si può lasciare un “buco” di potere dopo lo smantellamento di Palazzo Galatti. «Questa - spiega - non è una riproposizione, non è come le Uti, un semplice condividere di funzioni amministrazione ma parte da una visione strategica diversa». Concetti non recepiti, ancora, da tanti. «Ho registrato - continua - una non conoscenza da parte dei consiglieri di cos’è l’area metropolitana. Tutti pensano sia una una sovrapposizione alle Uti, ma non è così. L’Uti manovra solo servizi gestionali di tipo intercomunale, nel nostro caso si parla di un’area sovracomunale e sovraistituzionale. Chi aderisce lo fa a un progetto di rilancio economico del territorio, non alla banale gestione di servizi. L’area non è una struttura organizzativa. A livello nazionale, infatti, ci sono esempi di aree che coesistono con le provincie. Nel nostro caso ci consentirebbe di evitare la divisione provinciale e guardare sia a Ovest che a Est. Il Gect è transforntaliero per definizione. Ed è interessante anche sotto il profilo politico».
«Ci darebbe - ancora Bassa Poropat - la possibilità di accedere a finanziamenti riservati solo alle città metropolitane. E parlo di logistica, portualità. Vedo un’area da Gorizia a oltreconfine e su certi argomenti, per dire lo sviluppo del Carso, avrebbe le le mani meno legate, così come sulla portualità di Monfalcone. Manca una struttura di supporto per portare avanti i progetti individuati nel Gect. L’area metropolitana ha nel dna queste caratteristiche».
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