Trieste città della scienza incassa il sì degli industriali

La fatidica fine di giugno si avvicina e con essa il momento in cui Trieste saprà se, nel 2020, sarà o meno la Capitale europea della scienza (Esof). Nel frattempo il gruppo di lavoro “science-to-business” del comitato organizzatore, composto da esponenti delle imprese e delle realtà scientifiche del territorio, sta mettendo a punto la strategia che in caso di vittoria verrà adottata per favorire l'incontro tra mondo della ricerca e mondo dell’economia. Ecco perché esponenti di primo piano dell’imprenditoria triestina si schierano a favore della candidatura cittadina.
Diego Bravar è uno che dell’incrocio fra scienza e impresa ha fatto un cavallo di battaglia. Tbs Group, l’azienda di ingegneria clinica e biomedicale da lui fondata e di cui è oggi presidente, è ormai una multinazionale. E promuove l'approccio dei gruppi di lavoro: «Sono gli individui che rendono possibile l'innovazione. Ecco perché è così importante instaurare quell'atteggiamento di dialogo proposto da Esof2020 Trieste».
La vede in modo molto affine Federico Pacorini, imprenditore di primo piano nonché cofondatore del Master triestino in International Business (Mib). Per Pacorini «nell'economia odierna la componente conoscenza è fondamentale. Per questo motivo ho immediatamente aderito alla proposta di Stefano Fantoni e di Pierparolo Ferrante», gli organizzatori della candidatura. Lo sguardo di Pacorini si estende anche oltre la manifestazione in sé. L'imprenditore riconosce l'importanza dell'evento sia per la sua dimensione internazionale sia per l'alto numero di persone di diverso background culturale che verrebbero attratte in città. Ma per lui un aspetto fondamentale dell'Esof è il periodo che precede la manifestazione: «Sono anche i due anni di preparazione all’evento a costituire un'occasione unica - spiega -, affinché il mondo della ricerca, dell'imprenditoria e della politica si aprano alla riflessione e al dialogo».
Bravar riprende il discorso, rilevando come Trieste abbia da lungo tempo impostato un dialogo tra accademia e industria. «Lo dimostra l'alto numero di start-up innovative. Insieme a Trento, il Friuli Venezia Giulia è ai vertici della classifica che stima il numero di start-up per abitante», spiega. «Dalla nostra regione potrebbe partire l'accelerazione per l'intera Italia, perché c'è già un incontro tra industria e ricerca, produzione e dati».
Ma «non ci può essere innovazione senza formazione», afferma l'ingegnere, in linea con quanto sottolineato dalle direttive strategiche individuate dal Piano nazionale dell'industria 4.0 del ministero dello Sviluppo economico italiano. Precisa Bravar: «La formazione deve essere rivolta anche ai cittadini e l'innovazione deve essere narrata. Il tema è infatti così complesso che richiede le competenze non solo degli scienziati ma anche dei letterati». Questa la sua conclusione: «Esof2020 Trieste è un'opportunità perché parla alla città, è occasione di formazione per gli imprenditori e di riflessione per la politica».
Concetti analoghi erano stati espressi nelle settimane scorse da Sergio Razeto, presidente di Confindustria Venezia Giulia, che aveva assicurato che le realtà industriali stanno cooperando con i centri di ricerca per ottenere il risultato: «Un evento del genere non può che essere utile per Trieste», aveva detto.
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