Il sopralluogo dei tecnici comunali sugli ultimi Topolini da ristrutturare dopo i danni causati dalla mareggiata del novembre 2023 Foto Massimo Silvano
Il sopralluogo dei tecnici comunali sugli ultimi Topolini da ristrutturare dopo i danni causati dalla mareggiata del novembre 2023 Foto Massimo Silvano

Trieste, la città dei “finalmente” con i tempi troppo lunghi

La Fiera, piazza Sant’Antonio, i Topolini: serve che Trieste governi se stessa in modo più prospettico e meno autoindulgente. Più attento nei tempi e meno roboante nel raccontarsi

Fabrizio Brancoli

Stranamente, curiosamente, ma anche un po’ amaramente, si scopre che uno dei prodotti tipici di Trieste, più dei sardoni e del presnitz, è un avverbio. “Finalmente”.

È la città del “finalmente”. Le operazioni si compiono a scadenza lunghissima. C’è un tempo compassato, da bandoleri stanchi, che è un incrocio di burocrazie, resistenze, inefficienze, carenze di organico e incertezze decisionali. Poi, quando accade qualcosa, il Comune, invece che raccontarlo con un profilo basso, avvia la grancassa e mezza città riserva applausi fragorosi: finalmente! L’altra mezza mugugna, ma evidentemente si tratta di nemici del progresso. E comunque tutto si dimentica.

La Fiera è un plateale esempio di disagio urbanistico. Come polo espositivo è inutilizzata da oltre quindici anni. Venduta nel 2017, incamera una variante che consente di ampliare la superficie commerciale. In cambio viene prevista un serie di opere di urbanizzazione: al momento non pervenute. Pochi giorni fa la notizia che il nuovo proprietario, un imprenditore austriaco, ha venduto ad altri; ora si procede verso la nascita di un supermercato (sì, un altro). Ma ci viene detto che “finalmente ci siamo” .

Finalmente, finalmente: e certe cose ormai sono abituali, come il bacio di una nonna ai nipotini. L’8 febbraio, puntuale e rassicurante, si celebra una gran comunicazione comunale sulla piazza Sant’Antonio: ti aspetteresti l’annuncio di qualcosa di decisivo. Niente da fare. Si fa “il punto della situazione”. Così apprendi che entro fine giugno le vie ai lati della chiesa più fotografata di Trieste saranno “completamente ripavimentate”: emozionante. L’assessore operativo è Michele Babuder che ci spiega che la pavimentazione consentirà un passaggio agevole per tutti, compresi portatori di disabilità, anziani, passeggini. E ti verrebbe voglia di rispondere che è normale, santo cielo, è normale farlo! È dovuto, non è un merito ma un intervento essenziale. In questo delizioso clima da aria fritta spunta, di nuovo, l’avverbio più proferito in città.

«Dopo questi lavori – afferma l’assessora Elisa Lodi – seguirà l’intervento sulla piazza, che sarà conservativo. Stiamo lavorando con la Regione e la Sovrintendenza per ottenere i fondi necessari e rispettare i vincoli storici. In questo modo avremo finalmente una piazza riqualificata».

Stanno lavorando.

Seguirà la riqualificazione.

Finalmente.

Trieste è anche l’unica città dove i Topolini – solitamente creature frenetiche – vanno al rallentatore. Una mareggiata brutale devasta le terrazze balneari nel novembre del 2023 e il 17 febbraio 2025, fiato alle trombe, i triestini vengono informati che “finalmente” iniziano i lavori in quattro strutture. Da quelle onde distruttive a questa bonaccia irritante sono trascorsi quasi quindici mesi, è più del tempo necessario a un essere umano per essere concepito, nascere e iniziare a camminare. E qui si cammina, forse. Ma senza fretta.

Il cantiere, complicato dalle lesioni al sistema delle fognature, durerà 7 mesi; quindi in parte scavalcherà l’estate come fa Gimbo Tamberi con l’asticella. L’assessora Lodi dice «abbiamo sensibilizzato l’impresa a lavorare con costanza»; a noi sembra che lavorare con costanza in un importante cantiere pubblico debba essere una normalità. In ogni caso prendiamo nota della nuova scadenza.

In questa fabbrica dei ritardi, o quantomeno delle lentezze, vivi l’imbarazzo costante di chi non sa se infuriarsi per il tempo trascorso oppure se festeggiare perché alla buon’ora una situazione si sblocca. Il 1° febbraio c’è il gran ritorno del Tram di Opicina e tutti ne sono felici; ma qui serve un “finalmente” enorme, grande quanto il Carso, lungo quanto 8 anni di stupefacente attesa. Il 2 febbraio il Piccolo titola con una frase raccolta tra i cittadini. «Finalmente torna un simbolo». Appunto.

E quando Palazzo Carciotti passa alle Generali, non vuoi aprire il kit degli avverbi e usarlo di nuovo? Il piano delle alienazioni poi, è tutto un terreno di caccia perfetto per i prossimi “finalmente”: per esempio c’è il cambio di sede per il Mercato ortofrutticolo. A proposito di mercati, prima o poi riscontreremo lo spostamento del Mercato ittico (primo annuncio: anno del signore 2016). E in genere attendono una compravendita magazzini, ex uffici, locali pubblici dismessi e in speranza di restauro. Tutte caselle del monopoly triestino che potrebbero attirare possibili acquirenti, “finalmente”. Sono i “finalmente” prossimi venturi.

Uno fenomenale, da segnarsi sul taccuino, un Maradona dei “finalmente”, è quello dell’ex caserma di Roiano, problema su cui il sipario si alzò nel 2016. Quando (a breve) si sbloccherà, dovremo fare i trenini come alle feste di San Silvestro? Serve stappare bottiglie di bollicine? O siamo piuttosto in presenza della fine di un periodo troppo lungo?

Trieste è una meraviglia. Serve che governi se stessa in modo più prospettico e meno autoindulgente. Più attento nei tempi e meno roboante nel raccontarsi. Quando accadrà, diremo “finalmente”.

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