Trieste, chirurgia hi-tech alla Clinica oculistica FT/VD

La Fondazione CRTrieste dona un laser a femtosecondi che migliora le operazioni della cataratta. Valore 360mila euro
Foto Bruni 18.02.16 Osp.Maggiore-clinica oculistica:il prof Tognetto trapianta una cataratta
Foto Bruni 18.02.16 Osp.Maggiore-clinica oculistica:il prof Tognetto trapianta una cataratta

TRIESTE Trecentosessantamila euro. Tanto vale il nuovo laser a femtosecondi per la chirurgia della cataratta donato dalla Fondazione CRTrieste alla Clinica oculistica dell’Aou Ospedali Riuniti di Trieste, sita all’interno dell’Ospedale Maggiore. Si tratta di una strumentazione laser unica in regione, un’evoluzione tecnologica nel trattamento chirurgico della cataratta che permette di automatizzare gran parte dell’intervento, evitando l’utilizzo manuale del bisturi per le incisioni da parte del chirurgo.

Precisione, sicurezza e quindi minori rischi per il paziente, tempi brevissimi per la fase operatoria - l’intera procedura laser richiede solo un paio di minuti - e una guarigione più rapida sono i principali vantaggi di questo ausilio, che consente di parlare di chirurgia della cataratta high tech.

Trieste, come funziona il nuovo laser per la cataratta

Il laser, appena presentato alla cittadinanza, è già in funzione dallo scorso maggio ed è già stato utilizzato per l’esecuzione di più di duecento interventi. La cataratta, definita come un’opacizzazione del cristallino, è un problema che riguarda il 60-70% degli over 80. A Trieste, città più anziana d’Europa, sono circa 2500 gli interventi di chirurgia della cataratta effettuati ogni anno.

Per assicurare l’indipendenza dall’occhiale nel post operatorio, e quindi una buona acuità visiva associata a una buona qualità della visione, è necessaria una chirurgia estremamente precisa, che riduca o corregga eventuali vizi rifrattivi preesistenti.

Le attuali tecniche di trattamento della cataratta, che prevedono l’estrazione del cristallino opacizzato e la sua sostituzione con una lente intraoculare di materiale sintentico, possono consentire la gestione del difetto refrattivo postoperatorio, ma richiedono una grande precisione chirurgica. Con questa nuova tecnologia robotizzata il laser è guidato da un computer che realizza le fasi più delicate dell’intervento, lasciando al chirurgo la gestione e la visualizzazione della procedura in tempo reale su un monitor.

«La tecnologia a femtosecondi garantisce una durata dell’impulso molto breve, dell’ordine di un milionesimo di miliardesimo di secondo, con un’elevatissima velocità di funzionamento, 150mila impulsi al secondo - spiega Daniele Tognetto, direttore della Clinica oculistica -. Si rilascia così una bassissima quantità d’energia, senza arrecare danni all’interno dell’occhio, e si garantisce una chirurgia sempre più precisa e ripetibile, con un risultato migliore in termini di qualità visiva».

«Grazie a questa nuova strumentazione possiamo garantire ai cittadini il massimo della qualità del gesto clinico per risolvere il problema della cataratta - commenta Nicola Delli Quadri, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero universitaria -. Un ringraziamento speciale va alla Fondazione CRTrieste e al suo vicepresidente Lucio Delcaro: questo contributo, unito alla competenza quotidiana dei nostri professionisti, ci consente di raggiungere risultati importanti e va sottolineato in un momento storico in cui il mondo delle banche è nell’occhio del ciclone».

«La Fondazione ha da sempre grande attenzione nel destinare risorse per l’assistenza sanitaria e la ricerca scientifica - afferma Delcaro -: lo fa donando apparecchiature, ma anche attraverso borse di studio e finanziamenti diretti alla ricerca, perché si tratta di un settore che ha un forte impatto sulla vita dei cittadini della Venezia Giulia. Purtroppo le risorse sono calate, un tempo si riusciva a destinare ben più di quei 6 milioni che stanziamo oggi per la città».

«Grazie alla Fondazione che ci è vicina in molti aspetti e progettualità legati al benessere dei cittadini - conclude Nora Coppola, in rappresentanza dell’assessorato regionale alla Salute -. Il privato, come punto integrante di una rete forte, diventa un prezioso aiuto laddove pubblico e istituzione non riescono ad arrivare».

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