Trieste, chiesto il processo per l'avvocato che sparò in Costiera
TRIESTE Indagini chiuse e appuntamento in Tribunale. Giuseppe De Luca, l’avvocato pugliese di 44 anni che il 9 marzo dell’anno scorso aveva sparato in piena notte contro una Opel parcheggiata in Costa dei Barbari, con a bordo un camionista croato di 60 anni che per poco non era stato ucciso, comparirà davanti al giudice il 26 gennaio per l’udienza preliminare.
Il pm Chiara De Grassi ha chiesto il rinvio a giudizio dell’imputato, difeso dagli avvocati Astrid Vida ed Ettore Censano. De Luca, che in quel periodo lavorava a Trieste in Azienda sanitaria (in seguito al fatto era stato licenziato), è accusato di tentato omicidio, ma anche di aver portato illegalmente una pistola. Un revolver Ruger SP 101 calibro 38. L’arma era stata acquistata in negozio ma non denunciata: l’avvocato risultava titolare di porto d’armi per il tiro al volo, ma non per la difesa personale.
Durante le perquisizioni (sul caso avevano lavorato i Carabinieri) all’interno della Passat di De Luca era spuntato pure un bastone cilindrico che, si legge negli atti, l’avvocato teneva con sé «per l’offesa alla persona». Una mazza per picchiare.
I fatti sono stati ricostruiti minuziosamente nel corso delle indagini, peraltro estese anche al mondo degli scambisti. Perché è in un locale di quel tipo, l’Euphoria di Pradamano, che De Luca aveva trascorso la serata prima di sparare.
Ciò che è accaduto quella notte è degno di un film: il locale per scambisti e i colpi esplosi su un’auto posteggiata nel parcheggio della Costa dei Barbari (luogo di ritrovo per incontri omosessuali) con dentro il camionista croato. L’uomo era disteso sul sedile reclinato (era lì per riposare prima di far rientro a casa, così ha detto), ma anziché scappare o chiamare la polizia si era lanciato alla caccia del “pistolero” con un inseguimento a folle velocità per tutta la Costiera culminato in Campo del Belvedere, in via Udine, dove i due si erano fermati e presi a pugni.
Il pm De Grassi aveva affidato la perizia balistica sui colpi di pistola ai Ris di Parma. Gli investigatori avevano rivenuto 4 proiettili, di cui uno conficcato nel sedile. Che forse aveva salvato la vita al croato.
I due, comunque, sembra che non si conoscessero neppure. E forse l’avvocato quella notte puntava a un’altra auto. Un’ipotesi, questa, che aveva preso corpo da quanto riferito dallo stesso croato: «Quando l’ho preso per il bavero (De Luca, ndr) e gli ho chiesto perché mi aveva sparato – ha raccontato la vittima, difesa dall’avvocato Andrea Cavazzini – lui ha risposto che aveva preso la mia auto per errore...». Allora chi voleva uccidere De Luca? Perché? Chi era andato a cercare con la pistola in pugno, di notte, in un posteggio utilizzato per incontri omosessuali? C’è un collegamento con l’ambiente di scambisti? —
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