Trieste, la chiesa delle suore diventata magazzino: il segreto del Galvani in attesa di un futuro
L’edificio sconsacrato sorge all’interno dell’istituto di Campanelle. Il dirigente Fazari: «Potrebbe diventare un bellissimo auditorium»
All’interno di un grande comprensorio scolastico di Trieste si trova una chiesa. Abbandonata e sconsacrata da oltre 50 anni. Un edificio ampio, di mattoni rossi, che ancora conserva la croce sulla parte più alta del tetto e alcuni decori colorati sui vetri delle finestre, anche se dentro sono pochi i segni rimasti dell’originale funzione.
Struttura nel cortile del Galvani
La struttura si trova nel cortile davanti alla palazzina principale dell’istituto Galvani, a Campanelle, utilizzata da decenni ormai come magazzino. Ogni giorno studenti, docenti e personale scolastico ci passano davanti. Perché si trova proprio accanto all’ingresso principale dell’istituto. Molti ragazzi però non sanno come mai quell’edificio religioso si trovi in quel punto. Dismesso da tempo. È proprio la scuola ad aprire le porte della palazzina a Il Piccolo e raccontare la storia del posto e il sogno, coltivato da anni, di una conversione dello spazio in auditorium.
Nell’istituto 350 giovani
Nel rione di Campanelle il Galvani è un istituto con accoglie ogni giorno 350 giovani, tra aree sportive, aule attrezzate e tanto verde. La chiesa si incontra subito, dopo la stradina che conduce al parcheggio della scuola. Due le sorprese che emergono dalla visita, la presenza di un livello interrato, in passato usato come laboratorio, e attrezzature tecniche particolarmente datate, depositate all’interno in varie epoche.
Chiuso il luogo di culto
«In origine questa scuola era un convitto gestito dalle suore – ricorda il personale dell’istituto – con dormitori, cucine, biblioteche, spazi per la formazione. Questo assetto spiega la presenza della chiesa, che fino agli anni Sessanta è stata utilizzata con lo scopo per il quale è stata edificata. Poi il comprensorio è stato destinato ad uso scolastico, acquisito dal Comune di Trieste. Il luogo di culto è stato chiuso, sconsacrato, e da allora è un deposito di vecchi materiali che non servono. Non sono più in funzione nemmeno gli impianti».
Banchi e sedie in disuso
Dal Comune poi le scuole superiori sono passate nel corso degli anni alla Provincia e poi all’Edr. Entrando dal cancello, in ferro battuto, sovrastato da piccole vetrate che conservano ancora immagini colorate, si entra nell’ambiente principale della chiesa. Si incontrano subito banchi e sedie delle aule, in disuso, alcuni tavoli con annessa cassettiera, con decenni di storia alle spalle. Ci sono anche vecchie locandine, librerie e altri mobili diventati probabilmente scomodi per le esigenze dei ragazzi. Dietro a quello che un tempo era l’altare c’è ancora un lavandino e una lunga serie di scatoloni e sacchi neri, che contengono vecchie prese di corrente e altri dettagli una volta funzionali alla sala. Conservati forse nella speranza che ci potesse essere, prima o poi, una sistemazione generale.
Degrado e calcinacci
Scendendo di qualche gradino si arriva in un minuscolo atrio, pieno di calcinacci, a causa di intonaci caduti a terra, oltre a un boiler arrugginito, anche se ancora ben assicurato alla parete, e dei contatori ormai anneriti. Qui si trovano le ultime due stanze del piano terra, sono un bagno, ancora con i sanitari al loro posto, e una piccola camera, dove rimane a terra un televisore fatto a pezzi. Le finestre lunghe e strette che corrono sul perimetro della chiesa sono quasi tutte distrutte, in alcune il verde si è insinuato raggiungendo l’interno dell’edificio.
Sporcizia e polvere
Uscendo e spostandosi dalla parte opposta dell’accesso principale, c’è una rampa ripida e particolarmente malmessa che conduce al seminterrato, un locale alto e molto grande, che un tempo era un ulteriore laboratorio in uso al convitto. Quello che rimane a terra e negli angoli sono attrezzature molto vecchie, come una sorta di antico citofono, con cornetta e pulsantiera, tante strumentazioni la cui funzione è difficile da capire, coperte da una coltre spessa di sporcizia e polvere. E ancora computer che risalgono a una ventina di anni fa, schede di pc, scheletri di banchi, pezzi di elettronica indecifrabili, tra valvole, fili, pulsanti e indicatori. E ci sono pure un paio di scarpe e un caschetto.
Un futuro auditorium
Anche qui i vetri delle finestre sono in frantumi in più punti. Ritornando all’ingresso c’è la spianata, con alcune sedute, davanti alla chiesa, con la pavimentazione sconnessa e distrutta in diverse parti. Il plesso scolastico è molto bello e apprezzato dai ragazzi, anche per la presenza di giardini e impianti sportivi. In questo contesto la chiesa lasciata al suo destino stona parecchio. Il dirigente Francesco Fazari, unitamente al personale dell’istituto, spera però che qualcosa possa cambiare. «Potrebbe diventare un bellissimo auditorium – spiega il preside – uno spazio aperto a tante attività per gli studenti». Una soluzione in realtà sperata anche da chi l’ha preceduto, e che andrebbe incontro ai bisogni della scuola, considerando che l’aula magna attuale ha una capienza di soli 80 posti.
Per un’opera di ristrutturazione, un appello dal Galvani, in tal senso, viene rivolto all’Edr. O forse sarebbe meglio dire, visto il luogo, una preghiera. Per una sua futura conversione.
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