Trieste: centri estivi, a rischio la metà dei posti
Ieri erano semplicemente più di duemila posti, da mettere a disposizione delle famiglie triestine nelle scuole comunali tra luglio e agosto. Posti da due settimane ciascuno, di cui il 20% per gli “under 3” e il resto per i bambini fra i tre e i sei anni. Oggi sono, assai meno banalmente, più di duemila punti di domanda.
La sentenza “spiazzante”
Prima di giovedì (cioè il giorno in cui è stata depositata la sentenza del Tribunale amministrativo che ha stracciato la delibera del maggio del 2013 con cui la giunta Cosolini aveva precettato le maestre proprio per due settimane a testa tra luglio e agosto) questi posti l’amministrazione cittadina se li sentiva in pugno. Aspettava, si mormora (e lo si capisce) a palazzo, solo che il Tar le desse definitivamente ragione (come era successo lo scorso luglio quando aveva respinto la richiesta di sospendere in attesa dell’udienza di merito il richiamo al lavoro delle maestre) per riproporre grosso modo i servizi estivi dell’anno prima realizzati con la precettazione.
La grande... incertezza
Adesso però che quella precettazione è stata annullata dai giudici amministrativi, in Municipio stringono sì un pugno, ma vuoto. E sanno che sono chiamati a reinventare l’offerta di luglio e agosto. Come? O tirando dritti, tentando di approvare in Consiglio comunale una delibera analoga a quella fatta passare solo in giunta nel 2013 (e sconfessata dal Tar anche e soprattutto per questo) ma sfidando il rischio di una crisi politica di maggioranza. O rinunciando alla gestione internalizzata, per tornare ai centri estivi appaltati esclusivamente alle cooperative sociali, rimpinguando così il budget delle esternalizzazioni, lo stesso budget che era stato ridotto l’anno scorso causa crisi. O, ancora, mischiando di tutto un po’, aumentando cioè l’entità degli appalti e riducendo, ma senza rinunciarvi, l’uso delle maestre fuori stagione. Confidando, in questo, nelle doti da sindacalista fatto assessore (al Personale) di Roberto Treu. Il quale, all’indomani della notizia della sentenza, mentre la sua collega con delega all’Educazione Antonella Grim continua a restare in silenzio, si sente di promettere che il Comune farà «il possibile per mantenere il servizio ai livelli dello scorso anno». Livelli che per la cronaca avevano registrato un deciso incremento dell’offerta attorno al 20% rispetto a quella garantita fino al 2012 con le pure esternalizzazioni.
La base di partenza
Quest’anno si parte da una base di minima di 2000 posti totali, 1.980 per la precisione, previsti dal bando rivolto appunto alle cooperative per la gestione esternalizzata, il cui iter era già stato fatto partire a febbraio a prescindere e che ora, semmai, dovrebbe essere integrato da un bando parallelo. Sono la risultante dei 75 e dei 90 posti, per quattro turni da due settimane, rispettivamente in tre materne e altrettante elementari.
L’offerta da reinventare
Il problema è che all’appello, alla luce dell’accoglimento da parte del Tar del ricorso presentato da oltre cento maestre comunali col cappello sindacale di Cisl, Uil e Ugl, ne mancano come detto altri duemila e più, di posti. Per rendersene conto basta andare a ripescare ciò che contemplava la delibera di giunta del 2013 che la giunta stessa, prima del pronunciamento dei giudici amministrativi, voleva sostanzialmente ripetere per il 2014 utilizzando il personale dipendente: 420 posti in 12 nidi per la prima metà di luglio più 1.843 posti in sette materne distribuiti invece sui consueti quattro turni quindicinali tra luglio e agosto. Totale: 2.263 posti. Pardon. Punti di domanda.
Parola di assessore
Il toro per le corna l’amministrazione cittadina inizierà a prenderlo da domani, in una seduta di giunta in cui verranno sviscerate prima le pieghe della sentenza e poi le strategie possibili da seguire, tra cui un eventuale controappello al Consiglio di Stato di Roma. «Non nascondo - sospira sinceramente Treu - che noi avevamo già fatto una serie di ipotesi che ora dobbiamo riconsiderare. Ciò che posso garantire è che ci impegnamo a trovare una soluzione, anche attraverso il dialogo con le organizzazioni sindacali, entro la fine di marzo, affinché sia il personale che l’utenza possano sapere con un anticipo degno di questo nome come funzioneranno rispettivamente i turni di lavoro e le possibilità di iscrizione alle strutture educative. Intendiamo rispettare, oltre che la sostenibilità dei numeri del bilancio comunale, tanto i diritti dei lavoratori quanto le esigenze delle famiglie. A questo proposito vogliamo, con la massima coerenza possibile, cercare di mantenere il servizio per i bambini della città sugli standard del 2013». Finanze, giustizia e welfare insomma: i vertici di un triangolo che propone, al governo Cosolini, un teorema da mal di testa.
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