Trieste, cento soci delle Coop contro l’archiviazione per Seghene

Gli irriducibili rappresentati dall’avvocato Alunni Barbarossa si oppongono alla richiesta dei pm di prosciogliere 29 indagati
Foto Bruni 22.10.14 Supermercato Coop delle Torri Europa
Foto Bruni 22.10.14 Supermercato Coop delle Torri Europa

TRIESTE Non ci stanno proprio a ingoiare l’idea che lo sfascio delle Coop operaie sia imputabile a una cerchia talmente ristretta da poterla tenere sulle dita di una mano soltanto: dall’ex presidente di lungo corso Livio Marchetti all’ex direttore generale Pier Paolo Della Valle, passando per i tre sindaci Rodolfo Pobega, Tiziana Seriau e Michela Raffaelli, ovvero i cinque personaggi per i quali i pm Federico Frezza e Matteo Tripani, titolari del maxifascicolo Coop, hanno chiesto a fine 2016 il rinvio a giudizio.

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Augusto Seghene ieri al Piccolo (Foto Bruni)

I cento (e passa) soci più agguerriti e meno fatalisti - quelli rappresentati dall’avvocato Stefano Alunni Barbarossa che nel 2015, a indagine in moto, avevano firmato un articolato esposto alla Procura contro la presunta “cricca” accusata di aver truffato migliaia di consumatori e risparmiatori triestini - ora reclamano in effetti altre 29 “teste” a rigor di Codice di procedura penale.

Ventinove figure a carico delle quali gli stessi due magistrati inquirenti, dopo aver indagato su di loro, ritengono allo stato che non si debba procedere oltre e ne hanno dunque chiesto l’archiviazione.

A cominciare dalla “testa” di certo più illustre: quella dell’ex vicesindaco Augusto Seghene, lo storico presidente della partecipata Reparto 7 che riforniva in esclusiva le allora Coop operaie di frutta e verdura.

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Seghene era stato considerato inizialmente dagli investigatori il cosiddetto “uomo ombra” che tesseva le fila del colosso cooperativo di casa nostra, tanto da essere indagato a sua volta per bancarotta fraudolenta insieme a Marchetti subito dopo il commissariamento del management Coop avvenuto per via giudiziaria nell’autunno del 2014.

A fine inchiesta, però, la sua posizione si è evidentemente sgonfiata anche perché, così almeno si può presumere, “marchiare” Seghene come amministratore di fatto avrebbe potuto significare ridurre il ruolo di Marchetti a quello di un mero “uomo di paglia” di un dominus nascosto dietro le quinte.

Una ricostruzione che i cento irriducibili che fanno capo per l’appunto ad Alunni Barbarossa (nome e faccia in prima linea per anni contro il “blocco Marchetti” e che come consigliere regionale d’opposizione nella precedente legislatura invocò un intervento straordinario sulle Coop da parte dell’allora amministrazione Tondo) contestano, usando le armi che concede loro la legge.

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I soci delle Operaie, in questo caso, sono infatti “parti offese” e Alunni Barbarossa, in quanto rappresentante legale di un centinaio di queste presunte “parti offese”, con l’esposto del 2015 ha ottenuto il diritto a essere notiziato sull’esito delle indagini dei pm Frezza e Tripani.

Una volta ricevuta la notifica che lo informava che i due magistrati avevano formulato la richiesta di rinvio a giudizio per cinque indagati e l’archiviazione per altri 29 - oltre ad Augusto Seghene vi figurano la figlia di quest’ultimo Alessandra, l’ex sindaco Luciano Peloso e 26 ex consiglieri d’amministrazione (si legga a destra, ndr) - Alunni Barbarossa, su mandato dei soci che tutela, ha redatto e spedito a Foro Ulpiano quella che, tecnicamente, si chiama opposizione all’archiviazione. L’ultima parola, a questo punto, spetterà al gip nel giorno in cui si celebrerà un’udienza preliminare che, ad oggi, non è stata ancora fissata.

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