Trieste, catturato a Bologna l’assassino di Longera

Incastrato dal test del Dna un giardiniere kosovaro che eseguiva dei lavori nella villetta di Bruna Cermelli. Il delitto risale allo scorso 14 marzo
Foto Bruni 20.03.13 Omicidio di Longera:i carabinieri del RIS-dott.Costantinides
Foto Bruni 20.03.13 Omicidio di Longera:i carabinieri del RIS-dott.Costantinides

Non solo uccisa, ma anche violentata.
Ha un nome l’assassino di Bruna Cermelli, 76 anni, l’anziana disabile ammazzata nella sua villetta di strada per Longera lo scorso 14 marzo.
Si chiama Ramadan Tepeku, nato in Kosovo nel 1973: per mesi ha lavorato come giardiniere proprio nella casa dell’omicidio. Il suo nome era annotato nella rubrica telefonica di Bruna Cermelli. I carabinieri lo hanno arrestato l’altra sera a Chiavicone di Altedo, nei pressi di Bologna dove si era trasferito fuggendo da Trieste.
L’uomo è stato smascherato dall’esame del Dna. Perché - così è emerso dalle indagini coordinate dal pm Massimo De Bortoli - aveva anche violentato l’anziana, prima di spingerla con forza per poi farla cadere sul pavimento della camera da letto durante il tentativo andato a vuoto di rapina. Era stata un’azione di una violenza inaudita. L’ha sbattuta sul letto e poi ha abusato di lei e poi l’ha spinta con forza a terra.
Quindi ha tentato di forzare la cassaforte posta all’interno di un armadio in cui c’erano circa 4 mila euro.
Per arrivare a Ramadan Tepeku i carabinieri del Ris hanno analizzato il liquido seminale trovato e sono riusciti a ricostruire la sequenza genetica: poi hanno confrontato i risultati con i dati di alcuni sospettati tra cui proprio il giardiniere Ramadan Tepeku che in quel periodo abitava al numero 15 di campo San Giacomo. E che, secondo la ricostruzione, proprio quel giorno era entrato nel cortile della villetta per effettuare una serie di lavori alle piante commissionati proprio da Bruna Cermelli. L’anziana infatti il giorno prima gli aveva telefonato e quando si era presentato aveva aperto il cancello senza minimamente pensare che dopo pochi minuti Ramadan Tepeku l’avrebbe uccisa dopo averla violentata e aver tentato di rapinarla.
È stato bloccato venerdì sera nei pressi della sua abitazione in provincia di Bologna dai carabinieri che da settimane lo tenevano sotto stretto controllo. Tecnicamente è stato sottoposto a un fermo. Ieri il provvedimento è stato convalidato dal gip di Bologna. Accusa: omicidio, violenza sessuale e tentata rapina. Rischia l’ergastolo o comunque una condanna molto pesante.
I militari hanno lavorato in silenzio in tutti questi mesi intensificando le indagini proprio quando era calata la pressione mediatica sull’omicidio. In un primo momento si era parlato del ritrovamento di tracce organiche, di macchioline di sangue lasciate dall’assassino sul pavimento della camera da letto e del corridoio: infatti era stato mantenuto un riserbo assoluto sulla violenza sessuale. Un particolare che è stato determinante per risalire al presunto autore.
Nel corso delle indagini i Ris avevano fatto svariati sopralluoghi nella casa di strada per Longera. Poi sono arrivati i risultati dell’autopsia effettuata dal medico legale Fulvio Costantinides. Il quale al momento dell’ispezione aveva scoperto alcuni ematomi sospetti e poi durante l’autopsia vera e propria anche la presenza del liquido seminale nelle parti intime della donna disabile. Così il cerchio si è chiuso.
Ma c’è di più: nel corso delle indagini sono emersi alcuni particolari riguardo il tentativo di forzare la cassaforte all’interno dell’armadio della camera da letto. I carabinieri nelle giornate successive all’omicidio hanno trovato in un cassonetto a poche decine di metri dalla casa il tastierino numerico, alcuni utensili utilizzati per cercare di aprire la porta d’acciaio ma anche un paio di guanti da giardiniere.
Gli stessi guanti che utilizzava Ramadan Tepeku durante la sua attività. Ora anche questi sono diventati prove dell’omicidio.
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