Trieste: case Peep comprate e cedute, soldi da restituire

I giudici hanno stabilito che alloggi di edilizia convenzionata non vanno rivenduti a prezzo di mercato
Lasorte Trieste 20/11/08 - Case, Poggi Paese
Lasorte Trieste 20/11/08 - Case, Poggi Paese

Per le case Peep vendute anche tra privati il prezzo deve tener conto delle tariffe fissate per l’edilizia convenzionata e pertanto chi ha incassato di più dovrà restituire i soldi all’acquirente. È questo il significato della sentenza della prima sezione civile della Corte d’appello presieduta da Alberto Da Rin e composta da Salvatore Daidone e Pietro Lisa, che ha definito sostanzialmente il regime di prezzo di vendita degli appartamenti agevolati. Si tratta in particolare degli alloggi di Poggi Paese che erano stati costruiti alla fine degli anni Ottanta nell’ambito del piano di edilizia economico popolare. Per uno di questi alloggi un acquirente si era rivolto alla giustizia civile affidandosi all’avvocato Fabio Nider ritenendo penalizzante il prezzo pagato al venditore. La controparte si era rivolta all’avvocato Claudio Vergine.

La sentenza di Appello ha confermato in toto quella di primo grado pronunciata dal giudice Riccardo Merluzzi: aveva fatto esplicito riferimento al fatto che il prezzo dell’appartamento popolare venduto a privati non può essere quello del mercato libero, bensì quello della convenzione con il Comune inserita obbligatoriamente per ogni alloggio di quel tipo all’interno del “libro fondiario regionale”.

In sintesi, se sul mercato “libero” un appartamento sito in via Paisiello era stato pagato nel 2004 ben 155 mila euro, ora l'ex proprietario dovrà restituire all’acquirente che è ricorso al Tribunale e ha ottenuto anche in Appello una sentenza favorevole, poco meno della metà della cifra incassata assieme agli interessi legali e alla rivalutazione monetaria. Risultato: una sorta di “pugno allo stomaco” per il venditore e una doccia gelata per le sue finanze. E un grande affare per l'acquirente.

I giudici d’Appello hanno confermato inoltre la sentenza di primo grado per la quale è da ritenersi nulla quella parte del contratto di compravendita in cui i notai incaricati del rogito avevano trascritto il prezzo stabilito tra venditore e acquirente. Infatti non avrebbero dovuto farlo proprio perché il valore del diritto di superficie di quegli alloggi Peep era già definito dalle regole fissate dalla Convenzione. E avendo disatteso questa norma, ora ai notai potrebbero essere chiesti i danni da chi ha venduto l'alloggio e dovrà restituire all'acquirente quasi la metà di quanto aveva incassato. Si è verificato insomma un vero e proprio terremoto nel mondo già penalizzato dalla crisi delle compravendite immobiliari. Lo scossone è stato innescato dall'avvocato Fabio Nider al quale nel 2009 si era rivolta una coppia che abita proprio in via Paisiello e aveva pagato 155 mila euro il proprio appartamento, o meglio il diritto di superficie per 99 anni. La prima famiglia che aveva abitato in quell'alloggio aveva versato all'impresa “Viside” 85 milioni di lire. Era il 9 aprile 1987. Nel 2000 l'appartamento era stato acquistato da un ragioniere che, come si legge nei documenti, aveva pagato al primo proprietario 178 milioni. Il terzo e ultimo passaggio di mano - quello finito davanti ai giudici - risale al 10 dicembre 2004 ed era stato di 155 mila euro.

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