Trieste, cartellini “dimenticati” in Ragioneria dello Stato
TRIESTE Un’altra indagine per assenteismo a Trieste. E ancora nella pubblica amministrazione. La Procura stavolta ha messo gli occhi sulla Ragioneria Territoriale dello Stato, struttura che fa capo direttamente al ministero dell’Economia e delle Finanze e i cui uffici si trovano in via del Teatro Romano.
Sono due i dipendenti che dovranno rispondere di truffa aggravata: la cinquantaquattrenne Carmela Perrotta, di origini bellunesi, e il cinquantaseienne Peppino Muscas, nato a Vieste in provincia di Foggia ma residente a Trieste. Entrambi sono stati pedinati per mesi dalla guardia di finanza. L’intera inchiesta, che si avvale anche di filmati, è coordinata dal pm Federico Frezza.
Il quadro peggiore emerge dagli accertamenti compiuti sulla signora Perrotta, monitorata per un anno intero: dall’aprile 2017 all’aprile 2018. L’impiegata, come rilevato dagli investigatori, talvolta non timbrava il cartellino quando usciva dall’ufficio per motivi personali. La donna è stata sorpresa in svariate occasioni. Il 5 aprile dell’anno scorso, in particolare, è uscita dalle 10.40 alle 11.35 - dunque per quasi un’ora - per allontanarsi dal posto di lavoro ed entrare in un palazzo di piazza Venezia 3. Un finanziere l’ha seguita e si è appostato all’esterno dello stabile appuntandosi l’orario. Così il giorno dopo, quando la donna si è recata al bancomat e in farmacia per venti minuti in tutto. L’11 aprile, invece, la cinquantaquattrenne è andata in gelateria dopo la pausa pranzo. L’attività investigativa si è poi concentrata sull’autunno successivo: il 26 settembre la signora Perrotta viene pizzicata in un palazzo di via Milano 4, per un’assenza dal posto di lavoro di quasi due ore. In un’altra occasione, il 3 ottobre, l’indagata risulta in bar per mezz’ora. Dai filmati acquisiti dalla guardia di finanza, anche in quel caso non risulta alcuna timbratura. Il 5 dicembre, invece, la dipendente viene pedinata mentre passeggia in centro e fa shopping durante l’orario di lavoro. Una settimana dopo i finanzieri seguono la donna mentre si dirige in un appartamento di viale Campi Elisi: anche in questo caso i filmati confermano che la cinquantaquattrenne non passa il badge quando esce. Secondo le ricostruzioni, in buona sostanza la dipendente tendeva ad allungarsi la pausa pranzo. Così, ad esempio, avviene il 30 gennaio scorso: dopo la mezz’ora di pausa consentita, la signora prolunga l’uscita di altri venticinque minuti per andare in giro per negozi. L’elenco stilato dagli inquirenti continua con un’altra assenza registrata il 13 febbraio: Perrotta si intrattiene per quasi un’ora in uno stabile di via San Michele 35. La legale che difende l’indagata, l’avvocato Monica Scarsini, non commenta nulla. «Non rilascio dichiarazioni, non posso dire niente, siamo in fase di indagine».
Peppino Muscas è stato invece controllato per circa quattro mesi. Il 28 settembre l’uomo viene visto mentre si allontana dall’ufficio con lo scooter per un quarto d’ora. Il 30 novembre se ne va dal lavoro sia dalle 12.56 alle 13.33, sia dalle 15.56 alle 16.33. Altri tre quarti d’ora di “libera uscita” senza timbrare il cartellino sono contestati il 7 dicembre, mentre un’altra mezz’ora il 15 dicembre e il 13 febbraio. «Sono a conoscenza dell’indagine, ma non è che sono andato al bar o a giocare a bocce - osserva l’indagato -, ricordo che una volta sono uscito senza timbrare perché dovevo prendere la figlia che mi aspettava fuori da sola. Un’altra volta sono uscito soltanto per un quarto d’ora per recarmi in farmacia. Sono cardiopatico e avevo la pressione alta, necessitavo di una medicina. Quindi non ho fatto tutto ciò con cattiveria o per approfittarmi - aggiunge - ma in situazioni di emergenza. Saprò spiegare la mia situazione, anche perché mi vengono attribuite soltanto due ore di negligenza. Non andavo di certo al casinò». Il suo avvocato, Paolo Codiglia, minimizza. «Parliamo di poco tempo, nulla di particolarmente rilevante. E comunque tutto è da verificare - avverte il legale -, servono approfondimenti».
Probabilmente le segnalazioni in Procura sulle assenze dei due impiegati sottoposti a inchiesta sono partite dall’interno del palazzo in cui lavorano i diretti interessati. Uno dei due, la signora Carmela Perrotta, è già stata interrogata dagli inquirenti.
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