Trieste, caos sul piano regolatore: si torna all’era illyana

Da ieri, a causa dei ritardi nell’approvazione, sono in vigore le “vecchie” regole. L’assessore esclude rischi di cementificazione ma l’opposizione attacca
Una veduta di Trieste
Una veduta di Trieste

TRIESTE A Trieste, da ieri, è tornato in vigore il Piano regolatore del 1997, noto anche come variante Illy-Portoghesi-Cervesi. Sono infatti trascorsi due anni da quando la sera del 16 aprile 2014 il Consiglio comunale adottò il nuovo strumento pianificatorio redatto dall’assessore Elena Marchigiani dell’attuale giunta Cosolini e sono scadute le relative salvaguardie rimaste in vigore per questo stesso lasso di tempo. Il nuovo Piano, molto più restrittivo dal punto di vista dell’edificabilità e approvato dal Consiglio comunale il 22 dicembre scorso, entrerà in vigore soltanto quando verrà pubblicato sul Bur, il Bollettino ufficiale della Regione.

L’allarme viene lanciato da Paolo Rovis, consigliere comunale di Trieste popolare che rileva come «appena venerdì prossimo il Piano verrà approvato dalla giunta regionale per essere messo sul Bur di mercoledì, ma non è detto che sia mercoledì 27, anche perché c’è di mezzo anche la festività del 25 aprile. Esiste il rischio che la pubblicazione slitti di qualche settimana».

Prg di Trieste approvato dal Consiglio comunale
Silvano Trieste 08/04/2014 Consiglio Comunale

Si è dunque aperto un pauroso varco che potrebbe propiziare il colpo di mano di qualche cementificatore? Le opposizioni lo temono, ma la stessa Elena Marchigiani lo nega nel modo più fermo, ribadendo quanto già replicato alla domanda di attualità posta in Consiglio comunale dal cinquestelle Paolo Menis nell’ambito della quale aveva comunque assicurato le sue pressioni sulla Regione per una conclusione tempestiva dell’iter. «Non esiste alcun rischio - assicura Marchigiani - perché venerdì la giunta regionale, alla quale il Piano è stato trasmesso già il 19 gennaio, darà il via libero definitivo. Logicamente, nel frattempo, abbiamo fatto con i nostri uffici un’approfondita verifica di quanto potrebbe accadere e abbiamo appurato che nessuno degli atti depositati può arrivare a compimento grazie alle vecchie regole perché la finestra che si è riaperta è troppo stretta».

L’assessore entra nel dettaglio: «In particolare vi sono dodici richieste di permessi a costruire che devono però essere integrati e che hanno bisogno di tempi ben più lunghi. Meno che meno hanno chance i piani particolareggiati o quelli attuativi, complessivamente una ventina, che dovrebbero passare al vaglio perlomeno della giunta comunale, se non addirittura del Consiglio». Le richieste dei principali progetti “sospesi” si riferirebbero in particolare a via Bellosguardo, via Giusti, Longera, Guardiella, via Udine, Gretta, Padriciano, Opicina e Prosecco. «Semmai - puntualizza l’assessore - è importante che il nuovo strumento entri in vigore nel più breve tempo possibile perché di fatto sta bloccando alcuni importanti investimenti già pianificati e che sono localizzati in particolare in zona Ezit». In aula, Menis ha comunque rilevato quanto sia paradossale il fatto che l’amministrazione regionale, politicamente allineata a quella comunale, impieghi ben più dei due mesi previsti dal regolamento per certificare il Piano.

«Il rischio di ricaduta diretta per questo varco inopinatamente aperto - puntualizza il suo collega grillino Stefano Patuanelli - esiste ma obiettivamente non è altissimo. Si pongono però comunque due questioni molto serie: la prima è che si è ingenerata un’enorme confusione nel settore che invece ha bisogno di regole certe e che da ieri l’edilizia a Trieste è sostanzialmente bloccata perché chi presenta un progetto in base al nuovo Piano se lo vede tenuto fermo. Il secondo, ben più grave, è che terreni edificabili con il vecchio Piano con il nuovo sono divenuti inedificabili. Ma, teoricamente, oggi una serie di persone possono presentare, in base alle vecchie regole, altrettante Dichiarazioni di inizio attività che, a differenza dei permessi a costruire che richiedono 120 giorni per il via libera, hanno bisogno di 30 giorni soltanto. Pertanto se il 17 maggio, cioé fra trenta giorni, il nuovo Piano non sarà ancora stato pubblicato sul Bur, potremmo veder cominciare a crescere sul territorio comunale una serie di costruzioni che si ritenevano già scongiurate».

«Questo nuovo Piano regolatore a lungo sbandierato come documento che avrebbe salvaguardato l’ambiente - commenta, ancora, Rovis - rischia ora di essere parzialmente vanificato anche dai ritardi accumulati dalla giunta comunale. Ritardi che riaprono ora le porte a interventi che possono essere molto invasivi soprattutto nella cintura carsica del territorio comunale. Un effetto indesiderato che avrebbe potuto essere facilmente evitato ponendo maggiore attenzione sulle scadenze».

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