Trieste, campus scolastico di via Rossetti. L’ipotesi scambio con il Carciotti
TRIESTE L’aveva annunciata a marzo, poi se l’è tenuta come cadeau di fine anno, da mettere sotto uno dei grandi alberi che hanno rimboschito piazza Unità in occasione delle feste. Roberto Dipiazza presenterà domani, lunedì 10 dicembre, mattina l’operazione “Campus caserma”, che sarà ambientata nell’ex Vittorio Emanuele III in via Rossetti. Lo farà in Salotto Azzurro con tre “regionali”, ossia l’assessore leghista Pierpaolo Roberti, il presidente di commissione forzista Piero Camber, il capogruppo italicofratello Claudio Giacomelli. L’altro ieri, con l’apertura dell’anno accademico, il primo cittadino ha servito sul tema un altro antipasto: campus scolastico e universitario, impianti sportivi, laboratori e zone multidisciplinari, da realizzarsi «con risorse proprie e con gli ulteriori contributi della Regione Fvg». I dettagli non sono stati resi noti, ma fonti regionali vicine alla maggioranza accreditano la seguente pista: il Municipio provvede alla proprietà dell’area con una permuta di propri beni immobili, la Regione - come si evince da quanto lo stesso Roberti ha dichiarato giovedì scorso in materia di trasferimenti ai Comuni - armerà il finanziamento per trasformare il vasto spazio castrense in luoghi deputati allo studio e allo sport. Trattandosi di un boccone da 90 mila metri quadrati ripartito su più edifici, è ragionevole ritenere che il sostegno riqualificatorio si svolgerà su più annualità.
È bene rammentare che i 9 ettari, su cui si estende l’ex caserma, appartengono a Cassa depositi e prestiti (Cdp) ed è bene ricordare che vincoli di pubblica finanza limitano la capacità di acquisto degli enti locali. Poiché il valore dell’area non è inferiore a 15 milioni, atteso che Cdp non vive di amore platonico, se l’opzione imboccata è effettivamente la permuta, bisognerà “pareggiare” con altrettanta materia prima: una delle ipotesi formulate al riguardo è il passaggio di mano di palazzo Carciotti, la prestigiosa testimonianza neoclassica che due tornate d’asta non sono riuscite ad alienare. Palazzo Carciotti è stato inizialmente quotato 22,7 milioni, che sono scesi a 19,9 in seconda istanza: niente da fare, il mercato ha fatto l’indiano. Ma il Municipio non può abbassare troppo la gradazione, per ragioni di immagine e di gestione finanziaria. Se sarà possibile impostare il cambio - i due asset appartengono a generi molto diversi -, potrà essere una buona soluzione tecnica. In questo momento responsabile dell’immobiliare comunale, essendo andato in pensione Walter Cossutta, è lo stesso segretario-direttore Santi Terranova, che all’inizio del prossimo anno dovrebbe passare la mano a Enrico Conte, capo dei Lavori pubblici.
Già nel settembre 2017 e nella scorsa primavera - era venerdì 9 marzo - Dipiazza aveva delineato gli assi portanti dell’operazione: aveva detto che l’acquisto sarebbe stato imminente, che sarebbe stato condotto con proprie risorse (in effetti, anche senza contante, la permuta si fa con beni propri), che il valore dell’operazione avrebbe girato attorno ai 15 milioni, che progettazione e realizzazione sarebbero state portate a compimento utilizzando un centinaio di milioni “ereditati” dall’Uti giuliana. Ma eravamo prima delle elezioni regionali, che hanno mutato il quadro politico, per cui anche le modalità del “campus” sono cambiate.
Gli ultimi sopralluoghi avevano fornito indicazioni rassicuranti sulle condizioni della grande area estesa tra via Rossetti, via Revoltella, via Mameli, via D’Angeli. I teppisti hanno lasciato il segno, ma le strutture sembrano sane. Le caratteristiche degli stabili, con ampi locali, si prestano a una riconversione di tipo scolastico. L’antico compendio militare riusciva a ospitare fino a 5 mila persone. Quando l’operazione stringerà al dunque, sarà d’uopo coinvolgere la Soprintendenza, che sottopose a vincolo, al tempo della direzione regionale di Giangiacomo Martines, l’ex caserma nella primavera 2012. La destinazione militare della zona risale ancora all’amministrazione imperial-regia, quando nel 1902 il Comune acquistò la cosiddetta “campagna Wildi” e le prime costruzioni asburgiche datano 1912. Le autorità italiane riprendono i lavori, che terminano nel 1926. La dedica a Vittorio Emanuele III è passata indenne dalla monarchia alla repubblica e troneggia ancora all’ingresso del futuro campus. Chissà se manterrà il riferimento al penultimo, discusso sire sabaudo.—
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