Trieste, cambia a sorpresa il reggente in Procura: Frezza vince al Tar e “scalza” Zampi
TRIESTE Ribaltone in Foro Ulpiano. Il pubblico ministero Federico Frezza è il nuovo procuratore facente funzioni della Procura di Trieste. Carlo Maria Zampi, il magistrato a cui era stato affidato fin qui l’interim dopo il pensionamento del procuratore Carlo Mastelloni, torna a dedicarsi pienamente al suo incarico originario alla Procura generale della Corte d’Appello.
Un colpo di scena, non c’è dubbio, che si consuma nel palazzo di giustizia alla vigilia del subentro di Antonio De Nicolo, il procuratore capo di Udine che dovrebbe prendere posto nel distretto di Trieste il prossimo autunno, probabilmente a partire da ottobre.
Frezza ha assunto il ruolo di facente funzioni di fatto ieri, per effetto di un’ordinanza della Prima sezione del Tar del Friuli Venezia Giulia emessa il 15 luglio.
Era stato il pm stesso a rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale con un ricorso contro il ministero della Giustizia, il Consiglio giudiziario presso la Corte d’Appello di Trieste e la Procura generale della Repubblica presso la Corte d’Appello.
L’impugnazione proponeva l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia, del decreto del procuratore generale della Corte d’Appello di Trieste Dario Grohmann, varato l’8 aprile.
Un provvedimento di “applicazione”, così in gergo tecnico: in pratica è il documento che ad aprile aveva sancito il passaggio del sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello di Trieste, quindi Zampi (in quanto il magistrato più “anziano”), alla reggenza della Procura della Repubblica di Trieste.
Il Tar ha dunque verificato il verbale della seduta del Consiglio giudiziario della Corte d’Appello (composto da magistrati, avvocati e professori universitari) che si era occupato di esaminare la pratica. Il provvedimento è infatti esecutivo solo con il via libera di questo organismo.
Nel dettaglio, il Tribunale amministrativo regionale ha giudicato «fondato» il ricorso di Frezza proprio sull’«illegittimità» (sostenuta nel ricorso, ndr) del parere del Consiglio giudiziario, che si era espresso senza che fosse stata raggiunta la maggioranza dei voti necessari da parte dei suoi componenti.
È questo, in buona sostanza, ciò che dice l’ordinanza del Tar: le norme in materia stabiliscono infatti che le deliberazioni dei consigli giudiziari «sono valide se adottate a maggioranza dei presenti».
Tradotto? Nel caso della nomina di Zampi, l’organismo si è espresso con cinque voti a favore, quattro contrari e due astenuti. E il Tar, citando le norme di legge e dando quindi ragione a Frezza, nella sua ordinanza fa ora notare che anche i due astenuti di fatto costituiscono il quorum. Questo significa che se il totale dei presenti era di 11, quei cinque voti a favore non rappresentano la maggioranza. La deliberazione del Consiglio giudiziario non è stata quindi ritenuta valida e, di conseguenza, è naufragato (tecnicamente «sospeso») pure il provvedimento di «applicazione» di Zampi al piano di sopra, in Procura.
Il facente funzioni, in attesa di De Nicolo, adesso è quindi l’esperto Frezza, il più anziano dell’ufficio.
Un ritorno al vertice, per lui, visto che in passato il pm aveva già ricoperto lo stesso incarico prima dell’arrivo di Mastelloni.
Tutto finito qui? Certo che no. Il settore, si sa, è complesso: il provvedimento del Tar potrebbe essere ora impugnato in Consiglio di Stato (dal ministero della Giustizia, ad esempio) e dovrà ottenere comunque il via libera del Csm.
Questione di qualche settimana, se non addirittura di giorni. Non si escludono altri scossoni.
Il pubblico ministero Federico Frezza, nel frattempo, ha già preso le redini della Procura. —
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