Trieste, Camber porta a cena tutti i sindaci forzisti
TRIESTE. Non cade nella provocazione: «Che ne penso di Roberto Dipiazza candidato sindaco? Scelta dei partiti, non voglio entrare in questi discorsi». Ma, chi vuole intendere intenda, un messaggio lo lancia: «Un po’ di fantasia non guasterebbe. E anche un po’ di modestia male non farebbe».
Giulio Camber, precisato che «chiedere fantasia non significare voltare le spalle a qualcuno», non vuole in ogni caso parlare di Dipiazza, candidati, alleanze e strategie elettorali. Quello che conta, «in un momento così delicato in chiave nazionale e pure locale, è fare un punto a rotta, quanto mai doveroso».
Sintesi per annunciare un’iniziativa tutta forzista. Un centinaio di posti prenotati a tavola lunedì 30 novembre. Nello stesso posto, l’azienda agricola Skabar-Gomizelj a Monrupino, in cui l’ex parlamentare ha festeggiato pochi giorni fa il compleanno. Ripete, Camber, che è giunto il momento di incontrarsi, di parlarsi.
«Qualcuno nemmeno lo conosco», osserva a proposito dei convocati, una sessantina di sindaci del territorio, da Ettore Romoli, «il totem», agli azzurri dei piccoli comuni, i consiglieri regionali, i capigruppo provinciali («Prima che arrivino le nuove 18 province»), naturalmente la parlamentare Sandra Savino. «Io – dice Camber – ho prenotato per cento perché verrà di sicuro qualcun altro». L’invito, per evitare fraintendimenti, è però limitato ai forzisti: «Non si tratta certo di fare primi, secondi e terzi della classe. Ognuno raccoglie le proprie fila, per una questione di chiarezza. Credo sia importante creare occasioni di incontro, un po’ come è accaduto a Bologna per le forze di centrodestra».
«In passato – continua Camber – mi sono sempre mosso su Trieste, cose di questo genere non le ho mai fatte su scala regionale. Spero di non rompere le scatole a nessuno, auspico solo che ci sia la condivisione dell’importanza di questa fase e dell’opportunità di un appuntamento istituzionale. Anche se oggi questo termine sa di parolaccia».
Camber riparte dai sindaci. Da quello di Gorizia, «il totem» ripete, ai primi cittadini del territorio. Assecondando in sostanza l’invito di Berlusconi. Fi è ancora il punto di riferimento dello schieramento alla vigilia di un anno che mette in ballo i municipi di Trieste e Pordenone? «Ho sempre avuto la brutta abitudine di non cambiare casacca – ricorda –. Considero il centrodestra in evoluzione e sono sicuro che, prima di pensare al Pd, si debba considerare come competitor il Movimento 5 Stelle».
Dei grillini Camber rileva soprattutto le cadute: «C’è dentro un misto frutta in cui, guarda caso, vari eletti hanno finito per emigrare da altre parti. E dove hanno governato non mi pare ci siano da raccontare cose magnifiche».
Non rimane che rimarcare il significato della serata di lunedì 30. «Non ho nessun ruolo, non voglio averne nessuno – chiarisce Camber –. Penso però che chi si è impegnato in politica non debba finire a fare la maglia, meglio sarebbe che si dedicasse agli altri, soprattutto di questi tempi. È il momento che ciascuno, nelle sue posizioni, si prenda delle responsabilità e lavori per costruire. Sono convinto che serva un’alternativa ampia, ma sono altrettanto certo che esista una mentalità di partito che fa resistenza. Bisogna però tentare tutte le strade, facendo i conti con quello che si ha. Vedremo se riusciremo ad arrivare da qualche parte».
Per adesso si inizia dal basso. E il clima sembra senza attriti. «Chi troppo vuole nulla stringe. Intanto iniziamo a vederci – conclude Camber –. Verranno in tanti da altre parti della regione, so che se ne intendono di vino e che con il Collio non c’è confronto – scherza –. La partita della politica è difficile, figuriamoci quella vinicola. Magari non li soddisfano il Terrano o la Malvasia, ma piacciono a me. E non ho altro da propinargli».
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