Trieste, calci e pugni alla moglie incinta
Ha picchiato la moglie che era al quarto mese di gravidanza. Pugni e calci senza rispetto, senza il minimo senso di pietà per il suo stato e per il bambino che cinque mesi dopo è venuto alla luce. Durante le liti la colpiva duramente provocandole vistose tumefazioni agli occhi e lividi sulle braccia e sul viso.
Dell’uomo protagonista di questa vicenda non riportiamo le generalità soltanto per impedire che la moglie-vittima venga in qualche modo riconosciuta e ne abbia un ulteriore danno. Il pm Massimo De Bortoli ha chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo per i maltrattamenti, le ingiurie, le prevaricazioni e le umiliazioni nei confronti della moglie. È difeso dall’avvocato Giancarlo Muciaccia. Secondo le indagini degli agenti del commissariato di Muggia, l’uomo abitualmente sottoponeva la moglie - questa è l’accusa - a violenze fisiche e psichiche ancor prima del matrimonio, avvenuto nel mese di giugno del 2011.
Insomma un malvagio che non si è fermato di fronte a nulla. Nemmeno alle invocazioni della sua donna. E si è giustificato attaccando con le minacce: «Tuti sa che persona te son. Te son ridicola, te son una povera mata che va curada, te cavo i oci...». Poi la violenza: l’ha presa per il collo e l’ha minacciata di morte con una frase che non è certo equivoca: «Vara che mi stavolta te mazo». Quando la donna ha tentato di chiedere aiuto chiamando il 113, le ha strappato il telefono dalle mani interrompendo la comunicazione. E per bloccarla e impedirne la fuga ha parcheggiato il camion della propria ditta contro la porta della casa. Poi l’ha bloccata mentre lei tentava di mettersi alla guida della sua auto per andare al commissariato.
Dai capi di accusa emerge un’infinità di episodi, uno più grave dell’altro. Avvenuti, così si legge, con periodicità quadrimestrale all’inizio e poi sempre più frequentemente col passare degli anni. Come l’episodio successo il 30 giugno 2012 quando le ha fatto sbattere violentemente più volte la testa a terra cercando in un impeto d’ira di metterle le mani sugli occhi come per strapparglieli e tappandole la bocca. Poi, umiliandola, le ha stretto le guance con una mano, l’ha baciata e le ha sputato in faccia. Infine l’ha violentata.
Ma non solo. In un’altra occasione la donna si è rifugiata in ripostiglio da dove ha tentato di telefonare con il suo cellulare alla polizia e di chiedere aiuto. Il marito si è calmato appena giunta la pattuglia della Volante.
Un incubo al quale la donna non è riuscita a sottrarsi se non lo scorso anno, quando è andata a sporgere l’ennesima denuncia. La denuncia è stata trasmessa al pm Massimo De Bortoli. Il quale ha disposto una serie di accertamenti e alla fine, quando le ipotesi di accusa hanno assunto concretezza, ha chiesto il rinvio a giudizio del marito ritenendolo un persecutore. Secondo l'Istat sono oltre sette milioni in Italia le vittime - in gran parte donne - di maltrattamenti e di violenza fisica e psichica. Quasi in tre milioni hanno dovuto sopportare la martellante azione di un persecutore.
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