Trieste, braccia incrociate agli sportelli Unicredit nel “lunedì dei pensionati”

I sindacati proclamano lo sciopero in città il 3 dicembre, giorno di erogazione dell’assegno. Disagi all’orizzonte
Foto Bruni Trieste 16.11.2018 Agenzia UNICREDIT-Piazza Borsa
Foto Bruni Trieste 16.11.2018 Agenzia UNICREDIT-Piazza Borsa

TRIESTE Sarà caos agli sportelli Unicredit della città lunedì 3 dicembre. Le organizzazioni sindacali di categoria, sia confederali sia autonome, hanno deciso, all’unanimità, di proclamare lo sciopero in quella giornata, per protestare contro «le pessime condizioni di lavoro nelle quali sono costretti a operare i dipendenti della banca, in particolare gli sportellisti».

E la data non è stata scelta a caso: lunedì 3 dicembre è la giornata in cui molti pensionati dovrebbero riscuotere la pensione, essendo il primo giorno feriale del mese. Ma non lo potranno fare, anche perché è prevista una notevole adesione: a Vicenza e a Venezia, città in cui lo sciopero è già avvenuto negli scorsi giorni, la partecipazione ha sfiorato l’80 per cento. È perciò molto probabile che, quel giorno, la banca sia costretta a chiudere tutti gli sportelli della città. Certo, esistono i Bancomat, ma non tutti li utilizzano e, in particolare per gli anziani, la riscossione dell’intera pensione in contanti è una necessità che gli sportelli automatici non possono soddisfare, in quanto c’è un limite giornaliero ai prelievi. Insomma è in previsione una giornata di estrema difficoltà nel rapporto fra clienti e Unicredit.

Trieste, sciopero a dicembre per 200 bancari Unicredit
Lasorte Trieste 16/10/18 - Via S.Nicolo, Via Roma, Inaugurazione Sede Unicredit

«Fatto di cui siamo consapevoli – hanno spiegato Marco Comigni e Piergiorgio Gori della Cgil, Irene Olenich (Cisl), Ernesto Granzotto e Adriana Sussa (Uil), Angela Iurman e Andrea Corbatto (Fabi), Roberto Benedetti e Flavio Varesano (Unisin) proclamando lo sciopero – ma siamo costretti a un’azione di questo tipo, destinata a suscitare clamore e proteste, perché l’obiettivo è proprio quello di richiamare la massima attenzione dei clienti e dell’intera collettività sull’ottuso atteggiamento di rifiuto al dialogo attuato da mesi dall’azienda nei nostri confronti. Abbiamo mandato segnali di ogni tipo, per sottolineare lo stato di esasperazione nel quale si dibattono i nostri colleghi, costretti a ritmi di lavoro inaccettabili, a continui spostamenti, a cambi di mansione – hanno aggiunto i rappresentanti sindacali – ma dalla banca non è mai arrivato nessun segnale».

Anche il tentativo di conciliazione, previsto dalla legge, è stato inutile: «La banca non l’ha mai preso in considerazione», hanno ribadito gli esponenti delle sigle sindacali. All’astensione dal lavoro che, per quanto riguarda le filiali dell’Unicredit di Gorizia e Monfalcone, sarà anticipata a venerdì 30, si accompagnerà l’allestimento di un gazebo in via San Nicolò, davanti all’ingresso della sede recentemente inaugurata, dove i rappresentanti sindacali saranno presenti, per spiegare nel dettaglio alla clientela e ai triestini i problemi che hanno determinato questa situazione di estrema difficoltà per i dipendenti. «Il piano industriale, con la fuoriuscita di migliaia di lavoratori attraverso gli esodi incentivati, non bilanciata da nuove assunzioni, è devastante – hanno anticipato i sindacalisti – mentre registriamo il ritardo e l’inadeguatezza delle innovazioni tecnologiche, le assillanti richieste di risultati commerciali, le responsabilità personali e penali sempre maggiori, il senso di abbandono e la mancanza di riferimenti cui sono spesso soggetti i lavoratori degli uffici interni. Tutto questo – hanno sottolineato – sta comportando un generale impoverimento della rete commerciale e porta all’esasperazione i lavoratori».

La testimonianza del disagio è offerta da una consulente (termine che ha sostituito, nel gergo bancario ufficiale, quello che un tempo era chiamato cassiere) che opera in una delle filiali di Trieste: «La banca vive di fredde statistiche – spiega – e misura solo il numero delle operazioni allo sportello. Non tiene conto per esempio del fatto che a Trieste, ma anche nel resto d’Italia, l’età media della clientela è elevata e non tutti gradiscono essere invitati o quasi obbligati a operare agli sportelli automatici. Neppure tutti i giovani amano il Bancomat – prosegue –, inoltre non si tiene conto dei possibili inconvenienti, cioè un guasto, un cliente che sbaglia operazione, un disguido di qualsiasi natura. E poi – conclude – non è detto sia sufficiente mostrare una sola volta l’operazione a un cliente, perché il rapporto con la macchina può essere ostico e vissuto malamente».

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