Trieste, bici pubbliche a noleggio da Barcola a via Battisti
TRIESTE Trieste non è una città per ciclisti, morfologicamente parlando. È un fattore con cui il Comune ha dovuto fare i conti nel disegnare il bando che porterà in città il bike sharing, il sistema delle stazioni di biciclette pubbliche condivise diffuso ormai in tutte le principali città europee.
Tra le soluzioni al vaglio degli uffici ce n'è anche quella di adottare un certo numero di bici hi-tech: la cosiddetta pedalata assistita è un piccolo motore elettrico che consentirà ai turisti (e ai ciclisti più anziani) di affrontare anche le più impervie vie del centro cittadino. L’opera fa parte del disegno complessivo del Comune per la futura mobilità sostenibile: è inclusa nel piano delle opere 2015-2016 del bilancio comunale e l'inizio dei lavori è previsto per l'anno prossimo.
Spesa e tempi. L'assessore alla Mobilità Elena Marchigiani ha curato dalla nascita il progetto: «Il bike sharing verrà finanziato in buona parte con i fondi ottenuti attraverso il Piano integrato di sviluppo urbano sostenibile - spiega -, ed è frutto di un lungo lavoro di studio e comparazione da parte degli uffici comunali».
Aggiunge l'assessore alle opere pubbliche Andrea Dapretto: «Se sommiamo il contributo derivante dal Pisus alla nostra quota di cofinanziamento arriviamo a una spesa complessiva di 390mila euro». I cantieri sono dati per imminenti: «Indicativamente la data d'inizio è prevista per il secondo trimestre del 2016», spiega Dapretto.
Strumento turistico. L'ambizione del Comune per il futuro è coprire ampie fette della città con il bike sharing. Per il momento, però, si è deciso di partire dal centro città: «È prevista la realizzazione di una decina di ciclostazioni localizzate nella parte pianeggiante e centrale di Trieste - afferma Marchigiani -. Abbiamo scelto questo tipo di aree iniziali per legare più strettamente il progetto all'offerta turistica». Ma l'assessore sottolinea che non si tratterà di un servizio rivolto soltanto ai visitatori: «Tutti i cittadini potranno usufruirne, come accade in tutte le città che hanno adottato le biciclette condivise».
Gli esempi europei. Gli uffici comunali hanno studiato le strutture e i sistemi di gestione utilizzati in altre parti del continente: «Abbiamo preso contatto sia con le amministrazioni che con i gestori di città europee e italiane, da quelle più grandi come Torino a realtà più vicine come Udine», commenta Marchigiani. Il problema in questi casi è garantire l'efficienza: «Non basta realizzare le stazioni, poi bisogna farle funzionare - dice l'assessore - e di questo aspetto abbiamo tenuto conto nel bando che stiamo perfezionando». L'uscita del documento è prevista per i primi mesi dell'anno prossimo, come stabilito nel cronoprogramma Pisus.
Le stazioni. Dove saranno collocate le biciclette? In attesa di una planimetria puntuale, la relazione previsionale 2015- 2017 delinea i criteri con cui verranno disposte: «Il servizio di bike sharing si sviluppa principalmente sulle direttrici dello schema a pi-greco proposto dal nuovo piano del traffico per la realizzazione di una rete di itinerari ciclabili - vi si legge -. Il pi-greco coinvolge i due principali assi in piano che attraversano le valli della città (asse via Battisti - via Giulia e asse viale d'Annunzio - via Cumano) e la fascia costiera». L'intero sistema, secondo quanto previsto dal piano del traffico, sarà corredato da una rete di percorsi ciclopedonali.
Due ruote hi-tech. Come detto, parte delle bici in dotazione alle stazioni saranno dotate di pedalata assistita. «Stiamo valutando i termini con cui introdurre questa innovazione nel bando - dice Marchigiani -. Confrontando quanto fatto in altre città abbiamo registrato le criticità di cui bisogna tener conto, e le caratteristiche morfologiche di Trieste ci hanno suggerito questa soluzione: grazie al motore elettriche si faciliterà l'accesso anche alle parti non pianeggianti della città».
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