Trieste, berlusconiani nel caos. Rosolen trasloca nel Pdl

Mossa tattica dell’esponente di Un’Altra Trieste per bilanciare sostenere l’alfaniano Rovis
Alessia Rosolen
Alessia Rosolen

TRIESTE. Chissà come la prenderà uno come Roberto Dipiazza, possibile candidato sindaco con tanto di benedizione camberiana. Lui, vulcanico e spiccio, pronto a scendere in battaglia contro Roberto Cosolini. A condizione, però, di avere con sé un centrodestra compatto e che invece, per l’ennesima volta, si spacca come un bicchiere sul pavimento sullo sfondo di una curiosa vicenda di primi della classe, gettoni e vecchi rancori.

Il dato, l’unico documentabile, è che Alessia Rosolen decide di passare da Un’Altra Trieste al Pdl. Pdl? Suona già strano, ma a Palazzo Cheba il partito del predellino sopravvive ancora perché conviene agli equilibri degli eletti. E alle tasche, visto che il doppio contenitore, insieme a Fi, consente un’altrettanto doppia rappresentanza nelle commissioni e quindi un guadagno.

Prove di disgelo fra Bandelli e Tondo
Lasorte Trieste 04/04/13 - Savoia, ANDE, Confronto Candidati Presidenza Regione FVG, Bandelli

Il fatto: giovedì alle 15 e 36 Rosolen consegna agli uffici una lettera in cui chiede il trasloco dagli ex nemici (nel 2010 il partito di Berlusconi - Menia& Tondo - l’aveva cacciata dalla giunta perché aveva abbracciato il movimento del compagno Bandelli), pur mantenendo la propria «autonomia e identità politica», si legge nel testo. Dietro a questa scelta si consuma un giallo. Primo dubbio: perché Rosolen in quel foglio scrive che è stata autorizzata dal capogruppo Paolo Rovis. Il quale pure firma, in calce, l’operazione.

Il capogruppo, dal 17 aprile, sembrerebbe invece Lorenzo Giorgi. «Certo - informa il patron della Sagra della sardela - così è stato stabilito da me e Manuela Declich». Hanno i numeri: due contro uno. Ma la vittima non ha digerito e vive la mossa come uno scippo. «Quei due hanno depositato a mia insaputa un documento con cui mi hanno tolto il posto», protesta Rovis. L’ex assessore è un esponente di Ncd, va detto: forse questo può aver contribuito al presunto sgambetto. «Innanzitutto è un’operazione fuori dal regolamento perché non è avvenuta con un’elezione - insiste l’alfaniano - e poi in questo modo hanno trasformato il Pdl in una succursale di Fi. Infatti da una parte hanno il loro partito con Bertoli capogruppo e ora pure il Pdl con a capo proprio Giorgi. Così si cancella una voce, la mia».

Ma che bisogno ha avuto Giorgi a prendersi la poltrona? Non risultano stipendi aggiuntivi. «Una staffetta legittima a un anno dalle elezioni», spiega lui. Era aprile quando è accaduto lo sgarro, ma il caso è scoppiato l’altro giorno in un’infuocata riunione di capigruppo, dove Rovis ha cercato di far valere le proprie ragioni. Adesso l’eventuale ingresso di Rosolen potrebbe ribaltare la frittata: l’ex consigliere di Un’Altra Trieste è intenzionata a dare man forte proprio a Rovis. Si rimettesse in discussione il ruolo di capogruppo, sarebbe proprio lui, in quanto consigliere “più anziano”, ad averla vinta grazie al voto della collega.

Centrodestra spaccato La tentazione Dipiazza
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Ma perché è così ambito quello scranno? Il designato ha potere di stabilire chi va nelle commissioni, e dunque chi ottiene il gettone: Rovis potrebbe preferire se stesso e pure Rosolen anziché Giorgi e Declich. Un’ipotesi. L’altra: Rovis, esautorato, teme di perdere terreno con Ncd. Una terza, che giustificherebbe l’intervento di Rosolen: non darla vinta ai berlusconiani. Una prova di forza anche in vista dei pesi in gioco nelle prossime elezioni. Ma per l’ex assessore della giunta Tondo è una questione di principio: «Un passaggio tecnico per ristabilire la corretta rappresentanza - afferma -. Perché un percorso comune del centrodestra deve essere compiuto nel rispetto della pluralità delle voci». Giorgi, tuttavia, potrebbe rifiutare l’ingresso: «Vedremo - dice il pidiellino -. E vedremo come Rosolen spiegherà ai suoi elettori il cambio di casacca».

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