Trieste, balletto del numero legale e l’aula deve tornare a casa
TRIESTE«La seduta è sciolta. Manca il numero legale. Ci rivediamo lunedì». Con queste parole, il presidente del Consiglio comunale, Marco Gabrielli, esponente della lista Dipiazza, ha dovuto chiudere nella maniera più clamorosa, ieri sera, dopo un paio d’ore di discussione, una seduta che sarà ricordata a lungo. Si doveva affrontare il bilancio di previsione per il triennio 2018-2020 dell’Uti Giuliana, organismo indigesto al centrodestra fin dalla sua costituzione, e iniziare l’approfondimento sul Documento unico di programmazione, il famoso “Dup”, e sul Bilancio di previsione. Anch’essi validi per il triennio 2018-2020. Temi scottanti dunque, soprattutto gli ultimi due, «che sono fondamentali per il futuro della città» aveva commentato il sindaco Roberto Dipiazza.
Invece una pregiudiziale presentata dal capogruppo dei Cinque stelle, Paolo Menis, sul numero legale, ha fatto saltare il banco, evidenziando una figuraccia della maggioranza di centrodestra, apparsa piuttosto incerta nell’occasione, e obbligando tutti ad andare a casa anzitempo. Tutto da rifare insomma. Per il bilancio dell’Uti e per il documento di programmazione più importante per la città. Il problema della sussistenza del numero legale in aula si è presentato ben presto.
È stato sufficiente che gli esponenti della maggioranza di centrodestra iniziassero i loro interventi sul bilancio dell’Uti, illustrato brevemente dal presidente della Commissione bilancio, Roberto Cason (lista Dipiazza), e subito tutti i consiglieri dell’opposizione si sono alzati abbandonando l’aula. Sui banchi del centrosinistra è rimasto il solo Marco Toncelli (Pd), con un preciso compito, quello di chiedere la verifica della presenza del numero legale. Dopo le immancabili scaramucce verbali, sembrava che il tutto fosse risolto. Nel frattempo erano arrivati infatti alcuni consiglieri della maggioranza, assenti al primo appello. Fra gli altri i forzisti Piero Camber, Andrea Cavazzini e Manuela Declich, il capogruppo leghista Paolo Polidori, quello di Fratelli d’Italia, Claudio Giacomelli. Insomma sembrava che si potesse iniziare. E in effetti si è cominciato, presenti in aula i soli esponenti della maggioranza di centrodestra. Capaci in ogni caso di evidenziare una evidente diversità di opinioni sull’atteggiamento da assumere nei confronti del bilancio dell’Uti. Giacomelli a quel punto ha chiesto una riunione di maggioranza, per cercare di ritrovare l’unità. Obiettivo che poco dopo è sembrato centrato. Lo stesso Giacomelli ha letto infatti un parere comune di tutti i partiti della maggioranza, pronti a dire sì al bilancio dell’Uti (unica eccezione quella di Everest Bertoli, che non ha votato).
Ma ecco il colpo di scena. Paolo Menis, una volta rientrati tutti i consiglieri di opposizione, ha chiesto che la segreteria riascoltasse la registrazione dell’audio della seduta, per verificare in quale momento esatto fossero entrati i consiglieri ritardatari. «Conta il momento dell’inizio della seconda verifica» ha spiegato. E dopo una buona mezz’ora di controlli, Gabrielli ha dovuto constatare che l’esponente pentastellato aveva ragione. Tutti a casa. Seduta annullata. «Alla maggioranza triestina di centrodestra, ancora inebriata della vittoria in Regione – ha sottolineato Menis – pare non interessi nulla del bilancio del Comune di Trieste. Tanto da far mancare il numero legale».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo