Trieste, aut aut della Fondazione: «O resta il Centro diurno o sfrattiamo il Comune»
TRIESTE «Se chiudono il Centro diurno, il giorno successivo ci dovranno restituire l’immobile». Le parole della presidente della Fondazione CRTrieste Tiziana Benussi non lasciano spazio ad interpretazioni e, di fatto, chiudono la partita sulla struttura di via Udine. Difficile, infatti, immaginare che l’amministrazione municipale intenda andare allo scontro con il prestigioso ente di via Cassa di Risparmio, proprietario degli spazi utilizzati da 10 anni per l’accoglienza agli “ultimi”.
Evidentemente l’assessore ai Servizi Sociali, Carlo Grilli, nel decidere di trasformare la realtà affidata a San Martino al Campo da centro per i senza tetto a punto giovani, non aveva messo in conto la possibile contrarietà del “padrone di casa”. Che, invece, non solo ora boccia l’operazione, ma mette pure l’esecutivo di fronte ad un aut aut: o quei locali continueranno ad essere utilizzati per l’aiuto ai senza tetto o, nel caso di un cambio di destinazione d’uso, il Comune si vedrà costretto a riconsegnare le chiavi. In sostanza riceverà lo “sfratto”.
Ma andiamo con ordine. Nel 2009 il Municipio, rilevata l’emergenza dei senza fissa dimora in città, chiede alla Fondazione CRTrieste un contributo per l’acquisto dell’immobile di via Udine. La Fondazione, invece di erogare un finanziamento, decide di esporsi in prima persona e rilevare quegli spazi investendo 850 mila euro. Somma a cui aggiunge un contributo per arredare la struttura - il mobilio, tra l’altro, è stato sostituto sempre a spese della Fondazione CRTrieste un anno fa - e siglando un contratto di comodato gratuito con il Comune. L’amministrazione municipale ha, a sua volta, affidato la gestione alla Comunità di San Martino al Campo, sostenendo però interamente l’attività e la conduzione dell’immobile con circa 160 mila euro all’anno.
«Ho appreso dal Piccolo le intenzioni del Comune per quel centro - dichiara perplessa Benussi - ma il nostro contatto di comodato, rinnovato un anno fa, parla chiaro: la destinazione deve essere l’assistenza alle persone senza fissa dimora. Sarà anche il Consiglio della Fondazione ad esprimersi, ma da presidente e pure da avvocato, anticipo al Comune che in caso decida di sospendere quell’attività, faremo leva sull’articolo 2 del contratto, e ci dovranno immediatamente riconsegnare l’immobile». Letteralmente, all’articolo 2 del contatto siglato tra la Fondazione CRTrieste e il Comune, si legge: «Le parti convengono che la destinazione dei locali è quella di Centro diurno per l’accoglienza di persone senza fissa dimora.
Il comodatario potrà servirsi dei locali solo per l’uso determinato dal presente contatto; in caso contrario, il comodante potrà richiederne l’immediata restituzione, oltre al risarcimento del danno». Quattro righe eloquenti, che non lasciano spazi di manovra all’amministrazione comunale che, fino a ieri, aveva fatto le sue valutazioni in solitaria. Irritando, inevitabilmente, i vertici della Fondazione CRTrieste. «Sono sincera, sono rimasta sorpresa che questo indirizzo arrivi proprio da Carlo Grilli, persona che stimo, - ammette la presidente -. Consiglio all’assessore di parlare con don Vatta e con la Comunità di San Martino al Campo: devono regolarsi tra di loro e trovare un equilibrio per proseguire con l’attività. In caso contrario, ribadisco, il comodato cessa». –
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