Trieste, atti osceni fuori dalla scuola, patteggia un anno

Si era “esibito” davanti ad alcune ragazzine tra via Mameli e via Rossetti. Incastrato dalla targa dell’auto

Tutto era accaduto, nei paraggi della scuola media Stuparich in strada di Rozzol, in un giorno d’aprile del 2015. L’uomo, al volante della sua vettura, aveva avvicinato alcune ragazzine che, al termine delle lezioni in quella scuola, stavano tornando a casa percorrendo prima via Angeli e poi via Mameli. Infine quando era stato a “portata d’occhio”, con la scusa di chiedere loro un’informazione si era esibito in performance dagli espliciti contenuti sessuali. Accusa: corruzione di minorenni.

Si chiama Alessio Marzolino, 34 anni, originario di Cividale e residente a Trieste. Ieri ha patteggiato la pena (sospesa) di un anno di reclusione davanti al gip Laura Barresi. Il difensore, l’avvocato Carlo Monai, ha ottenuto l’assenso del pm al rito alternativo. Marzolino era stato identificato dai carabinieri di Rozzol al termine delle indagini. Avevano anche sequestrato nel suo computer, nel corso della perquisizione che era stata disposta dal pm Antonio Miggiani, due video pornografici realizzati utilizzando minori di 18 anni, come emerge dal capo di imputazione. Marzolino si difende con decisione e spiega le motivazioni all’origine del suo comportamento, di cui giura di essere «profondamente pentito». «Ho sempre avuto condotte impeccabili», afferma: «In quell’occasione ho avuto un grave momento di crisi dovuto alla separazione dalla mia fidanzata. L’ho superato grazie all’aiuto di uno psicologo. Ho subito risarcito le famiglie delle ragazzine. Non sono un pedofilo».

I fatti risalgono all’aprile del 2015. Ma le indagini si erano attivate solo dopo un paio di mesi dagli episodi, in realtà due e non uno, quando le madri di tre ragazzine, che all’epoca frequentavano la prima media, erano andate appunto dai carabinieri a segnalare quanto era stato riferito dalle proprie figlie. In una denuncia una madre aveva ricordato che le ragazzini, mentre stavano tornando a casa da scuola, giunte all’altezza di via Mameli, erano state avvicinate da un uomo alla guida di un’auto di colore grigio. Che dopo aver abbassato il finestrino aveva chiesto alle ragazzine dove si trovasse una certa scuola. Mentre loro parlavano, cercando di fornire all’interlocutore le notizie richieste, lui si era abbassato i pantaloni. Dopo qualche giorno, sempre secondo il racconto delle vittime riferito poi dalle madri ai carabinieri, si era ripetuto un analogo episodio, stavolta in via Rossetti.

Erano rimaste coinvolte altre tre ragazzine che, anche in questo caso, stavano tornando a casa al termine delle lezioni. Erano state avvicinate da un uomo alla guida di una macchina grigia che, con la scusa di chiedere informazioni, si era “esibito” davanti a loro. È da aggiungere che in effetti l’uomo nemmeno le aveva sfiorate. Le attenzioni le aveva dedicate a se stesso. La doppia segnalazione ne aveva facilitato il riconoscimento e la conseguente incriminazione: era stato descritto come una persona sui trent’anni con i capelli neri corti e gli occhiali. Prima di scappare, una ragazzina era riuscita a leggere il numero di targa di quell’auto grigia e lo aveva annotato sul quaderno. Quell’appunto era stato determinante per le indagini. Infatti in pochi mesi i militari, coordinati dal pm Miggiani, erano riusciti a concretizzare i sospetti. E arrivare così a Marzolino. Che poi era stato pure riconosciuto dalle ragazzine. Ora il patteggiamento.

(c.b.)
 

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