Trieste, assolto perché fuma cannabis per curarsi

Protagonista un invalido di 31 anni arrestato dai carabinieri. Il giudice riconosce il suo diritto a non soffrire
Una coltivazione di marijuana (foto dall’archivio Corbis)
Una coltivazione di marijuana (foto dall’archivio Corbis)

TRIESTE Si chiama Nebojsa Uzelac, 31 anni. Da sette vive su una sedia a rotelle per una paralisi conseguente a un gravissimo incidente stradale. Ha fumato cannabis per non soffrire dolori indicibili: la droga che gli è servita per placare gli spasmi dei muscoli delle sue gambe. Il giudice Laura Barresi lo ha assolto al termine del processo celebrato con rito abbreviato condizionato proprio alla perizia medica sulle sue condizioni.

È la prima volta che a Trieste viene pronunciata una sentenza che riconosce il diritto di curarsi con la marijuana. Nebojsa Uzelac per procurarsela aveva dovuto entrare in un giro di spacciatori della zona di piazza Foraggi poi finiti nella rete dei carabinieri di Aurisina. È successo due anni fa: i militari si sono presentati nella sua casa in via Timignano e, seguendo il codice, lo hanno arrestato per possesso di droga. Durante la perquisizione hanno trovato in un barattolo della cucina 50 grammi di marjiuana che Nebojsa fumava per lenire il dolore conseguente al suo stato fisico. E nel rapporto relativo all’arresto hanno poi sottolineato che quella droga era sufficiente per 410 assunzioni. Dunque in manette, con la sedia a rotelle. Perché la legge non distingue a cosa serva l’erba.

Il giudice Laura Barresi lo ha assolto per tenuità del fatto accogliendo la richiesta del difensore, l’avvocato Antonio Santoro. Il pm Federico Frezza, nella sua requisitoria, aveva chiesto una condanna a 8 mesi per il giovane che ha fumato per non soffrire. Nebojsa non era presente in aula. Era commosso quando l’avvocato gli ha telefonato per comunicargli la sentenza. «La marijuana è l’unico modo per non soffrire», ha detto.

Ma molto meglio di Nebojsa Uzelac lo ha spiegato il professor Paolo Fattorini che ha redatto il parere medico legale richiesto dall’avvocato difensore. «È opportuno sottolineare - ha osservato l’esperto - come l’utilizzo della cannabis e dei suoi derivati in ambito terapeutico, già in passato oggetto di attenzione, continui oggi a suscitare sempre maggiore interesse attraverso l’effettuazione di studi clinici controllati volti, grazie ad una maggiore conoscenza dei meccanismi farmacocinetici e farmacodinamici coinvolti, a verificarne la concreta efficacia terapeutica su differenti patologie. Tra le diverse patologie nei confronti delle quali è contemplato in letteratura l’impiego di preparati a base di cannabis - continua -, si annoverano alcune patologie neurologiche tra le quali sono indicate, in primo luogo, le sequele conseguenti alla lesione del midollo spinale. Nel caso di pazienti con tale quadro clinico, infatti, si registrano evidenze che indicano come sia piuttosto diffuso l’utilizzo di cannabinoidi e che esso possa essere di beneficio nella gestione del dolore e della spasticità».

Poi ha proseguito affermando che «l’assunzione di derivati della cannabis, sia compatibile, per le finalità terapeutiche ricercate, con il loro impiego rivolto alla gestione ed al miglioramento dei sintomi derivanti dal danno neurologico derivante dalla lesione midollare». Dunque, assolto.

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