Trieste, arrivano le “badanti di condominio”

TRIESTE Non tutti, si sa, possono permettersi una badante. Tanto meno la retta di una casa di riposo. Di fronte al costante invecchiamento della popolazione e a un fabbisogno assistenziale in crescita, il Comune di Trieste ha deciso di correre ai ripari lanciando il progetto delle “Badanti di condominio”.
Una colf, in sostanza, che potrà offrire il proprio servizio a più appartamenti di uno stabile nell’arco dell’intera settimana o in diverse fasce orarie: il lunedì dalle dieci a mezzogiorno, ad esempio, per preparare il pranzo alla signora Maria che abita al primo piano, il martedì pomeriggio toccherà invece a Rosa che sta all’ultimo e che non riesce ad andare a fare la spesa né a pagare le commissioni. E così via.
Per il pagamento, ogni famiglia mette la propria parte correlata alle necessità e al tempo richiesto. Così si assume un’unica persona per tutti, alla quale si potrà garantire una certa continuità lavorativa. Un full time, insomma, sebbene suddiviso un po’ qua e un po’ là.
Per divulgare l’iniziativa, ancora da definire nei dettagli, l’assessorato al Welfare che fa capo a Laura Famulari ha già incaricato lo sportello di via Mazzini, a cui è possibile rivolgersi per informazioni dal lunedì al venerdì con orario 10-12. «Il Comune avrà un ruolo di impulso – spiega Famulari – visto che la prospettiva è stimolare e sostenere gli anziani a mantenere un’autonomia in casa il più a lungo possibile».
Il quadro demografico d’altronde è ben noto: il 28% della popolazione triestina è composto da ultra sessantacinquenni, contro il 21% del resto del Paese, e per il futuro non si prevede un improvviso ringiovanimento dei residenti. Le politiche sociali, ormai da tempo, tendono a spostare gli investimenti assistenziali e sanitari più che nelle strutture soprattutto a domicilio. È in questa direzione che rientrano forme di sostegno economico come il Fap, il fondo per l’autonomia possibile.
Complessivamente, peraltro, quella dell’assistente familiare è una professione che ha registrato una vera e propria impennata negli ultimi anni. Un mestiere che non è più una prerogativa degli stranieri: di fronte a quanti perdono il lavoro e alla disoccupazione, fare “la badante” è un’opportunità occupazionale per tutti.
Il numero di assistenti, infatti, nel capoluogo è salito sensibilmente: se ne contavano 2.235 nel 2010, 2.200 nel 2011, 2.305 nel 2012, 2.375 nel 2013 e 2.408 nel 2014, stando ai dati Ires-Inps. L’incidenza di immigrati in questo settore resta sempre alta, in particolare di persone provenienti dall’Est-Europa (rappresentano il 64% nell’intero Friuli Venezia Giulia), sebbene in lieve calo visto che si è passati dall’81,2% del 2013 al 79,9% del 2014. L’età media si aggira tra i 45 e i 54 anni.
La retribuzione annua media viaggia invece tra i 1.000 e 5.000 euro nel 32% dei casi, tra i 5.000 e i 10.000 per il 33% e oltre i 10.000 per il 28%. La maggior parte è impiegata part time: solo il 13% può contare su una presenza continua nelle intere ventiquatt’ore. Sono 268 le famiglie che nel corso del 2015 si sono rivolte allo sportello comunale di via Mazzini per domandare delucidazioni su come ottenere un’assistente, come stipulare un contratto e come ricevere contributi.
Il numero delle consulenze del servizio “colf” delle Acli, una delle realtà più specializzate in città dal momento che gestisce il 30% dei contratti stipulati dell’intero territorio provinciale (613 quelli del 2014), salgono: 254 i richiedenti nel 2012, 286 nel 2013, 420 nel 2014.
Per il progetto delle “badanti di condominio” il Comune ha preso come modello l’esperienza sperimentata in altre città, come Bologna, che si è servita della collaborazione di Confabitare (l’associazione dei proprietari immobiliari): l’assistente domestica si divide il lavoro tra più famiglie dello stesso stabile e ogni nucleo paga le ore in base alla propria quota.
Il costo calcolato, quindi, varia mediamente tra i 200 e i 250 euro a testa contro gli 800-1000 di un impiego pieno. Una soluzione che consente all’anziano di servirsi della badante per il tempo di cui ha davvero bisogno. La colf, dal canto suo, può concentrare le proprie energie in un unico palazzo senza doversi spostare da una parte all’altra della città.
Non sono poco i nodi da risolvere, come rilevano gli uffici dell’assessorato. E pure le Acli stesse, con il presidente provinciale delle Acli Cristiano Cozzolino: «I contratti, per legge, si possono fare soltanto tra soggetti singoli cioè tra una famiglia e una badante e non tra più nuclei. Per risolvere questo problema sarebbe necessario quindi stipulare gli accordi di lavoro direttamente con gli amministratori degli stabili. Da parte nostra, comunque, c’è piena disponibilità a collaborare con il Comune a questa proposta».
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