Trieste, arriva la task force contro i “furbetti”

Controlli contro l'assenteismo. La Regione si costituirà parte civile al processo che dovesse eventualmente scaturire al termine delle indagini sui sei dipendenti delle sedi distaccate di Gorizia. E per evitare che questo genere di episodi si ripeta è già da tempo allo studio la creazione di un nucleo ispettivo che vigilerà su quanto avviene nell’ente pubblico.
Il direttore del personale. Il doppio annuncio arriva dal direttore centrale Franco Milan, solo un paio d’ore dopo la diffusione della notizia sull’indagine dei carabinieri che ha portato ai provvedimenti cautelari sui lavoratori colti in fallo. In una nota ufficiale, il dirigente che si occupa anche della gestione del personale spiega che «la Regione ha garantito da subito la massima collaborazione nelle indagini. Ora daremo immediata applicazione alle misure previste dalla normativa in materia».
L'annuncio della Regione. La delicata situazione spinge Milan a comunicare anche la prossima formazione di un nucleo ispettivo interno. «È un’ipotesi cui stiamo lavorando - spiega il funzionario - per dare vita a un gruppo che giri per le sedi e faccia controlli. Quando il progetto sarà a buon punto, ci confronteremo con i sindacati, perché il tema è delicato e vogliamo condividere ogni passo con i rappresentanti dei lavoratori». Milan assicura comunque che l’ente già oggi compie numerosi controlli per far emergere le piccole irregolarità: «La verifica delle timbrature è costante e ci muoviamo con massimo scrupolo. Il fatto che emergano casi più eclatanti dimostra che il sistema funziona».
La presidente Serracchiani. A margine di una conferenza stampa arriva la reazione a caldo della presidente Debora Serracchiani: «Le indagini sono in corso e non compete a me accertare se i fatti sussistano oppure no, ma qualora fossero accertati si tratterebbe di una cosa grave». Serracchiani conferma la decisione di costituirsi parte civile:
«È un modo di far capire che non sono accettabili comportamenti che vanno in questa direzione». La governatrice è infatti preoccupata di difendere il buon nome della pubblica amministrazione e salvaguardare l’onorabilità dei dipendenti che svolgono onestamente le proprie mansioni. «Nell’amministrazione regionale - prosegue - lavorano tante persone di valore, che hanno massimo rispetto dell’istituzione. È per proteggere queste persone e tranquillizzare i cittadini su quanto avviene nell’ente pubblico che bisogna intervenire quando qualcuno non si comporta come dovrebbe».
La presidente ricorda ad ogni modo che la Regione ha regole chiare su orari di lavoro e accesso agli uffici, «condivise con i sindacati». In tutti i palazzi regionali è stato inoltre da tempo installato il sistema di controllo delle entrate e delle uscite, attraverso l’utilizzo di apposito badge. Questo va ovviamente strisciato all’inizio e alla fine della giornata, ma anche in caso di allontanamento temporaneo durante l’orario di lavoro. Affinché tutto funzioni per il meglio, spiega Milan «la Regione sensibilizza i dirigenti e organizza corsi di formazione per il personale, con un richiamo specifico sull’obbligo di timbratura».
Dalle sanzioni al licenziamento. Se la moral suasion non bastasse, esistono poi sanzioni interne dall’ammonizione al licenziamento, qualora la mancata timbratura si accompagni a forme gravi di illecito. Sul tema interviene anche l’ex presidente della Regione, Renzo Tondo, secondo cui «certi comportamenti non sono accettabili, soprattutto in un momento in cui un posto di lavoro deve essere onorato con impegno e professionalità». Tondo rimarca tuttavia che «con la riforma delle Uti, molto spesso, dirigenti, funzionari e dipendenti non sono messi nelle condizioni di lavorare. Pugno di ferro con i furbetti del cartellino. Ma anche tolleranza zero verso questa giunta regionale: la Regione dovrebbe costituirsi parte civile nei confronti della presidente, prima che verso i sei dipendenti di Gorizia». Parole, queste ultime, su cui in serata Serracchiani si è detta «scandalizzata»: «Uno stravolgimento della realtà». «Le affermazioni di Tondo sono tortuose e azzardate - ha detto Vittorino Boem del Pd -. Di fronte a episodi di malcostume su cui è aperta un’inchiesta non si dovrebbero fare speculazioni politiche».
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