Trieste, arriva il conto per il guardrail killer

Anas e Provincia riconosciute responsabili civili per la morte di Cristina: in caso di condanna penale risarciranno i parenti
L'auto sulla quale viaggiava Cristina Angeli
L'auto sulla quale viaggiava Cristina Angeli

TRIESTE Il conto è arrivato ufficialmente. Per decreto del gup. Provincia e Anas sono stati chiamate a risarcire i genitori e i parenti di Cristina Angeli, la giovane che il 21 febbraio 2011, alla guida della sua Y10, si schiantò a Trebiciano proprio all’imbocco della rampa d’accesso della Grande viabilità.

Lo ha disposto con un decreto - indicando i due enti come responsabili civili dell’incidente nel procedimento penale - il gup Laura Barresi che ha accolto l’istanza dell’avvocato Giulio Quarantotto e ha rigettato le eccezioni degli avvocati che assistono otto tra funzionari dell’Anas e della Provincia ritenuti a vario titolo, dal pm Massimo De Bortoli, responsabili dell’incidente in cui ha appunto perso la vita Cristina Angeli. In totale la cifra che Anas e Provincia saranno obbligate a pagare, in caso di condanna penale, ammonta a non meno di 750mila euro. Ma potrebbe essere anche maggiore.

Cristina Angeli
Cristina Angeli

I nomi degli imputati sono quelli di Gianni Baldan, 55 anni, dipendente dell’Anas, sorvegliante di quel tratto di strada, e dei tecnici, sempre dell’Anas, Giampaolo Piacentini, 52 anni, capo nucleo, Mauro Ricci, 54, capo centro, e Cesare Salice, 66, capo del compartimento. Sotto accusa anche William Starc, 65 anni, dirigente dell’area Servizi tecnici della Provincia, Rita Benini, 58 anni, all’epoca dei fatti segretario generale sempre della Provincia, e ancora Paolo Stolfo, 50, altro dirigente dell’area Servizi tecnici della Provincia, e Paolo Liuzzi, 52, responsabile dell’Unità operativa. Sono difesi dagli avvocati Giorgio Borean, Michele Godina, Mariapia Maier, Massimiliano Bellavista e Luciano Sampietro.

Il terribile incidente del 21 febbraio di quattro anni fa si era verificato poco dopo la mezzanotte. La Y10 condotta dalla ragazza, nell’imboccare una leggera curva verso destra, aveva sbandato. Cristina non era riuscita a correggere la traiettoria. L’auto aveva sbandato e poi puntato dritta verso la lama d’acciaio del guard rail. Era stato un urto devastante. Come fosse una spada, il guard rail si era infilato nel cofano della vettura e poi aveva trapassato da parte a parte l’abitacolo arrivando fino al bagagliaio.

Quella notte Cristina Angeli stava tornando a casa, in via D'Alviano 80. Aveva detto ai genitori che avrebbe fatto tardi. Tre ore prima aveva finito il suo turno di lavoro al bar Vatta di Opicina. Poi, alle 21, era uscita con alcuni amici. E, a mezzanotte, il viaggio della morte.

Morì trafitta dal guard rail Chiesti oltre 750mila euro
Lasorte Trieste 21/02/11 - Auto Incidente Banne Trebiciano

L'inchiesta del pm De Bortoli era stata aperta contemporaneamente alle dichiarazioni di Stefano Angeli, il padre della vittima. L’uomo, dopo essere andato sul luogo dell'incidente, aveva ipotizzato infatti che una delle cause della tragica morte della figlia potesse essere riconducibile proprio anche al guardrail installato in quel modo sul ciglio della strada che dalla 202 porta alla Grande viabilità. Dopo l’autopsia del medico legale Fulvio Costantinides erano state disposte anche le consulenze del perito incaricato, l’ingegner Marco Pozzati di Mestre. Quindi erano stati effettuati altri accertamenti che hanno, sempre secondo il pm, confermato l’ipotesi sostenuta dal padre della giovane secondo il quale la morte di Cristina è stata causata da imperizia, negligenza e imprudenza proprio da parte di chi avrebbe dovuto effettuare i lavori di manutenzione e messa in sicurezza del tratto stradale, e non lo avrebbe fatto, lasciando quella terribile lama sul ciglio della carreggiata.

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