Trieste apre sulle nozze arcobaleno e concede Palazzo Gopcevich

La giunta Dipiazza rivede parzialmente la posizione autorizzando le celebrazioni nella sala Bazlen. Le coppie potranno unirsi anche al sabato «ma a pagamento»
Il Comune di Trieste apre sulle nozze arcobaleno e concede palazzo Gopcevich
Il Comune di Trieste apre sulle nozze arcobaleno e concede palazzo Gopcevich

TRIESTE. «Lui complicava il vissuto degli altri. Unire o dividere le persone, questa era la sua grande occupazione». Questo era Bobi Bazlen nel ricordo dell’austriaca Gerti Frankl Tolazzi. Bazlen, lo scrittore che non ha avuto bisogno di scrivere un libro, non si è mai sposato e neppure “unito” civilmente.

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Così la giunta comunale ha pensato bene di mettere a disposizione la Sala a lui intitolata a palazzo Gopcevich, dove hanno sede il Civico Museo Teatrale Carlo Schmidl” e gli uffici dell’assessorato alla Cultura, alla “registrazione” (celebrazione) delle unioni civili. Una sala di pregio in via Rossini con vista sul Canal Grande di Ponterosso che si aggiunge alla stanza 101 dove si registrano i divorzi brevi e si giura per la cittadinanza italiana.

Ma non basta. Le unioni civili non dovranno per forza svolgersi nei giorni feriali e in orario di ufficio come indicato inizialmente: «Non appena sarà tecnicamente possibile, l’atto delle unioni civili potrà essere espletato, su richiesta anche nella giornata di sabato» fa sapere l’amministrazione.

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«Finalmente abbiamo chiarito questo problema. La sala matrimoni è per i matrimoni fra uomo e donna. Per le unioni civili abbiamo deciso di assegnare una sala in palazzo Gopcevich sul Canal grande dove ci saranno posti per 200 persone. Ecosì non ci saranno polemiche. E poi allargheremo anche al sabato» taglia corto il sindaco Roberto Dipiazza in un video faidate girato davanti alla sala matrimoni di piazza Unità

Una doppia apertura che nasconde un mezzo dietrofront. In ogni caso si tratta del primo atto ufficiale della giunta comunale sulle unioni civili. «Non ho nulla da aggiungere al comunicato» ripete l’assessore Michele Lobianco che detiene la delega ai servizi ai cittadini. «L’ipotesi del sabato non è immediata.

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E in ogni caso sarà a pagamento» spegne gli eccessivi entusiasmi il vicesindaco “sceriffo” Pierpaolo Roberti che ieri ha risparmiato alla giunta il dibattito sui burkini al Pedocin. «Finalmente ha vinto il buonsenso» esulta il forzista Bruno Marini che aveva suggerito l’apertura del sabato. «Sala Bazlen è più bella della sala matrimoni di piazza Unità» assicura l’assessore Lorenzo Giorgi.

L’importante, in ogni caso, è che resti stampata su pietra la distinzione tra matrimoni e unioni civili. «Non esiste un diritto soggettivo a ottenere una determinata sala in una determinata giornata, ma solo a godere di uno spazio nel quale poter svolgere gli adempimenti previsti dalla legge» recita il comunicato.

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Dura lex sed lex. L’amministrazione comunale si è trovata a dover ottemperare agli obblighi della legge Cirinnà. «In forza della Legge 20 maggio 2016, numero 76 “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze” e delle relative disposizioni transitorie decretate dal Presidente del Consiglio dei ministri, l’Ufficio di Stato Civile - tiene a far sapere l’amministrazione comunale - ha predisposto il registro provvisorio delle unioni civili. Il registro è stato inviato alla Prefettura per la vidimazione ed è stato restituito in questi giorni».

Fin qui la legge. Poi il gabinetto del sindaco detta la sua interpretazione: «Inoltre, l’articolo 1, comma 3, ultimo capoverso dell’ordinamento dello stato civile (Dpr 396/2000) si applica solo alla celebrazione del matrimonio e non ha subito modifiche da parte del legislatore dell’unione civile. In quel contesto si parla di “celebrazione di matrimonio”, mentre per l’unione civile il legislatore non usa il termine “celebrazione”; lo stesso dpr individua i soggetti certificatori dell’unione civile (sindaco, segretario generale e gli ufficiali di stato civile con delega piena) e non è contemplata la possibilità di delega ad altri soggetti, come privati cittadini».

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E, vista l’indisponibilità del sindaco Dipiazza, spetterà in prima battuta al segretario generale Santi Terranova “officiare” le unioni civili. Altrimenti c’è l’assessore Giorgi, l’unico ufficiale di stato della giunta Dipiazza ad essersi dichiarato disponibile a “celebrare” le unioni civili: «Nessunissimo problema» conferma. «Io celebro solo nella sala matrimoni» mette le mani avanti, invece, l’assessore Lobianco che detiene il record di nozze portate a buon fine. Il primato delle unioni civili non gli interessa.

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