Trieste, appello “salva Pirona”, è boom su Facebook
TRIESTE Rischia di disperdersi il patrimonio della storica pasticceria Pirona, già venduta così come gli arredi? Il mondo della cultura non ci sta. E così tanti triestini, che non ci pensano nemmeno un secondo a rassegnarsi, aderiscono subito all’appello di sensibilizzazione, lanciato ieri su Facebook dal professor Renzo Crivelli, uno dei massimi esperti dello scrittore James Joyce e della sua permanenza a Trieste: fra i luoghi che l’autore dell’Ulisse frequentava c’era infatti anche il locale di Barriera. Dalle nove del mattino fino a ieri sera il popolo dei social aveva già dato il proprio consenso con quasi 500 “mi piace” e oltre un centinaio di condivisioni. «In merito alla recente alienazione della pasticceria Pirona, che ha portato all’increscioso smantellamento del locale storico, chiedo agli amici un like al seguente comunicato, da usarsi per avere chiarimenti ulteriori dalla Soprintendenza». Questo è l’inizio del testo che Crivelli ha pubblicato sulla sua pagina Fb, chiedendo appunto il consenso dei cittadini.
La petizione insiste sul fatto che, secondo il docente, sono «incomprensibili» le motivazioni addotte dalla Soprintendenza per giustificare la mancata adozione di un provvedimento di vincolo sul bene. Il soprintendente Corrado Azzollini aveva riferito che non si era ritenuto di procedere a un vincolo pertinenziale, perché altrimenti «si sarebbe legato il destino degli arredi a quello dell’immobile, situazione che avrebbe potuto generare fra le diverse proprietà contenziosi lunghi e difficilmente irrisolvibili». Allora Crivelli incalza, affermando che questa posizione «non tiene neanche conto del diritto di notifica di un bene affinché non sia venduto all’estero» ed è anche «particolarmente oscura». E allora, preso atto di ciò, la campagna firme se la prende con «un comportamento che non ha saputo salvaguardare il bene supremo della tutela... cosa che non ha giovato alla storia del turismo culturale della città, che ne è ancora più orfana oggi».
Ad appoggiare questo documento anche il Circolo culturale della Stazione Rogers. «Si è messa in moto un’onda di protesta che dà onore a Trieste», sottolinea Crivelli, il cui obiettivo è «coagulare una serie di scontenti per sottolineare che lo spettro culturale non può accontentarsi di questa spiegazione della Soprintendenza, che non può dare una giustificazione di questo tipo. Non regge. È grave. Se la Soprintendenza dovesse ascoltare e tutelare i privati che acquistano immobili, non ci sarebbe più il vincolo. Quindi chiedo gentilmente che la Soprintendenza ci spieghi un po’ meglio cosa intendeva con questa affermazione».
Ma lo scopo è anche richiamare l’attenzione mediatica - «Voglio aprire un dialogo sui criteri applicati per decidere se era il caso o meno di tutelare lo storico locale» - e nel frattempo pensare anche a quale sarebbe la collocazione ideale per gli arredi acquistati dalla Fondazione CRTrieste. «Sicuramente sarebbe quella del museo Joyce. Ricordo anche che due mesi fa il giornalista Edoardo Camurri è venuto a Trieste per il programma Rai “Provincia capitale” a parlare di Joyce e siamo andati alla pasticceria Pirona. Questo vuol dire turismo culturale, perché la trasmissione, che ha rilievo nazionale, l’ha reclamizzata in tutt’Italia. Peccato che il locale sia stato smantellato un mese dopo».
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