Trieste, anziani rapinati, sei anni al capobanda
Spavaldo, con il sorriso e la maglia ben tirata sul fisico palestrato. Poi la doccia fredda del giudice: 6 anni di carcere. Si chiude così, con la condanna in rito abbreviato del trentaduenne Slavisa Rogic, il primo e più importante capitolo del processo sulla rapina di due anni e mezzo fa nella villetta di via Flavia 68. Per Rogic, ritenuto il capobanda del colpo, il pm Massimo De Bortoli aveva chiesto 5 anni di detenzione. Il gup Laura Barresi, di fronte alla gravità del fatto, è salita a 6.
È il pomeriggio del 28 maggio 2015 quando un gruppo di cinque malviventi fa irruzione nell’abitazione dei coniugi Silvio e Valeria Stransciach, 89 anni lui e 74 lei. I banditi sono armati (la pistola era finta) e a volto scoperto. Porteranno via bracciali, anelli e orecchini per meno di 10mila euro.
I due anziani vengono legati, imbavagliati e picchiati. È proprio Rogic, secondo le indagini, a condurre il blitz. Con il capobanda ci sono Marko Pajic, croato dell’86, il serbo Robert Mihajlovic, 31 anni ed ex dipendente dell’autodemolizioni Casale di proprietà di Stransciach. E, ancora, Vesna Mackic, 32 anni, e Mladen Kalapac, 52.
Per l’anziana coppia sarà una mezz’ora di terrore. Quando i cinque rapinatori si introducono nella villetta, in silenzio, Silvio Stransciach è seduto in poltrona intento a fare le parole crociate. La moglie Valeria, che in quel momento sta lavando i piatti in cucina, è aggredita alle spalle. Il marito si trova la canna della pistola puntata in faccia. I due vengono legati con il nastro adesivo. Cercano soldi, i malviventi. Ma trovano solo gioielli e si danno alla fuga.
I carabinieri riescono a mettersi sulle tracce dei cinque delinquenti (difesi dagli avvocati Francesca Todone, Antonio Regazzo, Roberto Mantello, Paolo Codiglia e Stefano Alunni Barbarossa) dopo aver rinvenuto l’arma, abbandonata nel boschetto adiacente all’abitazione: era la stessa identificata in un’altra indagine a casa di una donna legata sentimentalmente a uno degli esecutori del blitz. Le intercettazioni hanno fatto il resto. Decisiva anche la deposizione di una ex fidanzata di Rogic: «Mi aveva raccontato della rapina...», aveva detto la donna agli inquirenti.
Durante le indagini si è scoperto che le informazioni preliminari per il colpo erano arrivate da qualcuno dell’impresa di autodemolizioni Casale di proprietà di Stransciach in cui avevano lavorato alcuni componenti della banda.
Per incarcerare Rogic è stato necessario estradarlo dall’Ungheria dove si era nascosto. Oltre ai 6 anni di galera, la condanna include anche 2mila euro di multa e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Gli altri componenti del gruppo, Pajic, Mackic e Kalapac, sono stati rinviati a giudizio: saranno processati con rito ordinario. Mihajlovic aveva già patteggiato la pena.
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