Trieste anni Trenta: 400 i maratoneti con la guida del Fai

Giovani, anziani, bambini e anche qualche cane in marcia alla riscoperta di dieci luoghi-simbolo e dei loro architetti
Lasorte Trieste 20/10/13 - FAI Marathon
Lasorte Trieste 20/10/13 - FAI Marathon

Non ha capitolato neppure davanti a un cielo cupo, con palese possibilità di rovesci, la curiosità dei tanti triestini che ieri mattina, in largo Granatieri, si sono riuniti per partecipare alla seconda edizione della FaiMarathon, iniziativa nazionale che ha coinvolto oltre 90 città in tutt’Italia, organizzata a Trieste (ieri e non domenica 13 ottobre, come accaduto altrove, per non incrociare la Barcolana) dal Gruppo Fai Giovani del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con il Comune.

I quasi 400 partecipanti non erano sportivi perfettamente equipaggiati, ma curiosi grandi e piccoli che hanno deciso di spendere la domenica insieme ai volontari Fai, per essere guidati in un percorso a tappe alla scoperta della città. Ciascuno dotato del proprio kit (zainetto, pettorina, palloncino e mappa con le tappe dell’itinerario), mamme con bambini, ragazzi e ragazze, adulti e anziani, qualcuno pure con l’amato Fido al guinzaglio (in prima fila alla partenza anche gli assessori Antonella Grim e Elena Marchigiani), hanno seguito una quarantina di volontari Fai che, provvisti di megafono, li hanno scortati nella passeggiata “ad occhi aperti”, alla fine pure benedetta dal sole. Fil rouge dell’esplorazione di quest’anno, strutturata in 10 tappe dal palazzo municipale alla Stazione marittima, la scoperta dei luoghi simbolo delle profonde trasformazioni che la città ha subito tra il 1925 e il 1940, sotto il regime fascista, venendo ridisegnata per intere parti, ben riconoscibili ancora oggi. Non tutti sanno, per esempio, che l’edificio che ospita la Questura nacque come Casa del Fascio in seguito allo sventramento dell’antico borgo della Tergeste medievale, necessario per creare gli assi viari principali sui quali si sarebbe poi organizzato il successivo sviluppo della città. Per realizzare la Casa del Fascio si fece all’epoca una sorta di “concorso d’idee”, vinto da due progettisti, Raffaello Battigelli e Ferruccio Spangaro.

Ma per chi ha partecipato alla FaiMarathon c’è stata anche la possibilità di visitare luoghi solitamente interdetti al pubblico, come gli spazi sotto la galleria Protti, di proprietà delle Generali, che custodiscono una serie di affreschi di Carlo Sbisà. Altra tappa fondamentale piazza Oberdan, nata nel 1925 in seguito a un nuovo piano regolatore e di chiara matrice fascista: all’epoca - come ha spiegato un volontario Fai - si voleva una piazza solenne, a forma di esedra, che nella sua imponenza sapesse ben rappresentare il regime. Così si sventrò la vecchia caserma austroungarica e si creò un ampio spazio alle spalle del Palazzo di giustizia. Negli anni Trenta furono così progettati e poi realizzati cinque edifici, con l’obiettivo di trasmettere anche architettonicamente la forza del regime fascista: si edificarono il palazzo Ina, la Casa del lavoro, palazzo Telve, il palazzo Ras e la Casa del combattente, nata tra il ‘31 e il ‘35 su progetto dell’architetto Umberto Nordio. Ultima tappa la Marittima, firmata dagli architetti Giacomo Zammattia e Umberto Nordio tra il 1926 e il 1930.

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