Scalo di Trieste, l’altolà di D’Agostino: «No alle spartizioni sulle nomine ai vertici. Il porto franco si farà»
«Il presidente deve poter scegliere il segretario generale. Rimango basito quando leggo che lo fa la politica»

No a spartizioni di poltrone. Nella delicata partita sul rinnovo dei vertici dei porti italiani, è tornata a farsi sentire la voce dell’ex presidente dell’Autorità di sistema portuale, Zeno D’Agostino – il cui successore, stando alle ultime rassicurazioni del viceministro ai Trasporti Edoardo Rixi, arriverà «entro la primavera». Non per parlare di nomi, ma di metodo.
Intervenendo a un convegno organizzato nella sede della Camera di Commercio a Trieste, davanti a una platea in cui sedevano tutti i maggiori rappresentanti della comunità portuale triestina, D’Agostino ha fatto appello alla politica affinché si preservi l’asse fiduciario tra presidente e segretario generale, dando al primo la libertà di scegliere il suo più stretto collaboratore ed evitando che le due nomine siano espressione dei partiti.
«La spartizione politica tra il ruolo del presidente e il ruolo del segretario generale è una cosa che non ha nessun senso. Rimango basito quando leggo sui giornali che il presidente lo sceglie uno e il segretario generale l’altro e nessuno lo denuncia. A Genova è la normalità ed è una cosa che mi fa schifo», ha tagliato corto D’Agostino.
Accanto a lui, a dialogare nella stessa tavola rotonda, il commissario Vittorio Torbianelli e il segretario generale Antonio Gurrieri, entrambi in corsa per il ruolo di presidente. Quello di ieri è stato un dibattito incentrato sulla «concordia», parola chiave secondo Torbianelli per leggere i successi ottenuti fin qui dai porti di Trieste e Monfalcone. E proprio per mantenere quella concordia, D’Agostino ha suggerito di modificare la norma che assegna la nomina del segretario generale al comitato di gestione su indicazione del presidente, per riservarla solo a quest’ultimo.
«La concordia si costruisce anche così», ha fatto notare D’Agostino, unendosi al coro di chi chiede che si faccia presto con le nomine perché «i tempi sono complessi» e serve che ci sia «una testa che ragiona su cosa fare». E quello che c’è da fare per D’Agostino è chiaro: far lavorare le persone, soprattutto in un periodo funestato dalle crisi industriali. «In passato la soluzione è spesso arrivata dal porto», ha ricordato l’ex presidente, convinto che il porto franco internazionale «arriverà per forza: siamo in un periodo in cui c’è bisogno di spazi franchi. Non decide più Roma né Bruxelles, ma è già nell’agenda di quelli che contano a livello globale. Questo territorio, che si guardi in ottica cinese o indiana, è un territorio che offre tante opportunità». Il riferimento è alle tante “Vie” – dalla seta al cotone – che sono passate o passeranno per Trieste.
«Uno dei porti più appetitosi per l’economia in senso lato», secondo Gurrieri. «Oggi passiamo regolarmente per Rotterdam per il Regno Unito, via Duisburg per la Lituania. Gli altri porti in Italia, ma anche i vicini esteri si sognano una ramificazione di questo genere. Se poi uniamo anche la possibilità del porto franco internazionale, in un mondo che si sta schierando tra protezionismo e dazi, assume una valenza tre volte superiore rispetto alle dimensioni di base», ha sottolineato il segretario generale e ad di Alpe Adria.
L’elenco dei progetti, tra il concreto e lo strategico, lo ha fatto Torbianelli: l’investimento sul Molo VIII, per cui si attende ora la firma della Corte dei conti; quello sulla stazione di Servola, con l’imminente aggiudicazione dei lavori; ma anche gli impianti di cold ironing e la digitalizzazione che permetterà di rendere operativa dal primo giugno la Newco. «Il bilancio sul progresso dei progetti è assolutamente positivo», ha detto Torbianelli, che considera «straordinari anche solo questi nove mesi da commissario».
«Qui ci sono istituzioni e operatori che sanno giocare una partita di equilibrio. Abbiamo messo tanto di quella carne al fuoco che solo portare avanti quanto iniziato è una sfida». Nonostante l’assenza di un presidente, ha assicurato, «non c’è stato nessun momento di affievolimento. Al commissario manca la visione per quattro anni, ma nel quotidiano si lavora nelle retrovie». E il lavoro da fare è ancora tanto.
Per Antonio Paoletti, presidente di Confcommercio, la Via del Cotone richiede l’attuazione di «politiche che favoriscano la crescita delle industrie locali e delle relazioni commerciali sostenibili, definendo nuove strategie finalizzate al reshoring».
Anche per questo è nata la scuola di alta formazione Lts (logistica trasporti e spedizioni) trading center, funzionale a rispondere alle esigenze di una formazione specializzata nel settore logistico, portuale e retroportuale. Tutti tasselli di un unico sistema territoriale, che ha dimostrato grande capacità di attrarre investimenti. La Regione, ha garantito l’assessore alle Infrastrutture, Cristina Amirante, resterà accanto alle imprese della logistica «per garantire gli investimenti necessari per completare la piattaforma logistica regionale» e per «dare risposte immediate alle criticità, come la chiusura della H4». —
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