Trieste, alloggi sociali della Caccia Burlo: in lista d’attesa 4.500 famiglie

Rappresentano oltre il 4% della popolazione residente: in fila per 239 unità a Servola e San Giovanni
Lori Petronio Sampietro (Caccia Burlo) e Tiziana Benussi (Fondazione CRTrieste) in via Soncini. Foto Lasorte
Lori Petronio Sampietro (Caccia Burlo) e Tiziana Benussi (Fondazione CRTrieste) in via Soncini. Foto Lasorte

TRIESTE La fondazione Caccia Burlo, dotata di 239 attempati alloggi destinati all’assistenza sociale nei rioni di Servola e San Giovanni, gestisce con i suoi 5 dipendenti una lista di attesa formata da 4.500 nuclei familiari, cui è richiesto di risiedere da tre anni in provincia di Trieste.

Un numero rilevante per una statistica preoccupante: considerando che nel Comune vivono più o meno 106.000 famiglie, vuol dire che un abbondante 4% di queste spera prima o poi in una sistemazione provvisoria, di regola 1-2 anni, in un appartamento dell’ente. Dove la media dei canoni mensili oscilla tra gli 80 e i 90 euro.

Una lampeggiante spia del disagio sociale, dietro cui convivono vecchie e nuove povertà: al momento i 10 stabili ospitano 470 inquilini, anziani e giovani, coniugi separati, persone che hanno perso il lavoro, persone che provengono da condizioni reddituali-professionali buone ma che hanno subìto un brusco ridimensionamento di status. Gli italiani sono il 70%, gli stranieri il 30%. Molte le coppie con bambini. Lori Petronio Sampietro, presidente della fondazione, si prepara a che, quando finirà la tregua occupazionale imposta dal Covid, la recrudescenza sociale accrescerà ulteriormente la platea del bisogno.

La Caccia Burlo, unicum regionale nel comparto assistenziale-alloggiativo, fa quello che può. I 10 stabili, adibiti alla funzione assistenziale, sono situati per 8 condomini a Servola in via Soncini, per 2 condomini a San Giovanni in via Timignano e in Strada per Longera. L’arco temporale di costruzione si estende lungo un quarantennio: “decana” è la coppia di San Giovanni, realizzata a metà anni Trenta, mentre gli immobili servolani datano 1937 (1), 1954 (6), 1973 (1).

Nell’ultimo decennio il patrimonio abitativo si è ammodernato con alloggi in Strada Vecchia dell’Istria e in via Flavia, dove una volta sorgeva la Domus Civica: la Caccia Burlo ha conferito i suoi vecchi 185 appartamenti, ricevendone in cambio 60 nuovi, condotti in regime di edilizia popolare con canoni agevolati su base triennale. Inoltre la fondazione gestisce 120 enti di proprietà comunale, sparsi in via Pascoli, in via dei Porta, in viale XX Settembre, in via Rismondo, in via Margherita, in via delle Ville.

Insomma, la Caccia Burlo svolge in dignitosa ristrettezza il suo ruolo assistenziale. Per cui beata l’ora che la fondazione Cassa di risparmio abbia deciso di stanziare, a cavallo del 2019 e del 2020, una cifra importante (la più importante negli ultimi anni relativamente a un singolo intervento) pari a 1,5 milioni di euro per equipaggiare con impianti di riscaldamento dotati di caldaia autonoma a condensazione 200 vecchi appartamenti. Un lavoro iniziato in settembre e concluso a fine dicembre. Di non facile esecuzione - lo ha ricordato ieri mattina in via Soncini il presidente Tiziana Benussi - perché si è svolto negli alloggi occupati, nelle limitazioni imposte dalla pandemia, nella necessità di terminare l’operazione entro l’anno onde fruire del bonus fiscale. La Pavat Manutenzioni ha provveduto alla riqualificazione energetica, un primo lotto cui ne seguirà un secondo dedicato al “cappotto” esterno su 5 palazzine, che andrà in onda tra primavera ed estate, per completare un intervento - ha sottolineato la Benussi - a forte impatto sociale rivolto a favore delle fasce di popolazione più in difficoltà. Lori Petronio Sampietro ha infine ricordato la Welfare Card, distribuita alle famiglie con figli minori, finanziata dalla Fondazione CRTrieste per 300.000 euro. —


 

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