Trieste, alloggi di lusso nell’ex Distretto militare

TRIESTE Se lo sono conteso in due, ma alla fine ha avuto la meglio il pool di investitori locali. È ancora top secret il loro nome, ma intanto il contratto preliminare di vendita del complesso medioevale dell’ex sede vescovile ed ex Distretto militare di via del Castello, sul colle di San Giusto, è stato siglato per circa 2,3 milioni euro. Ed entro l’anno verrà apposta la firma sul definitivo.

L’operazione si è conclusa recentemente grazie al Quadrifoglio, broker locale scelto dalla Cassa depositi e prestiti Investimenti Sgr – il braccio immobiliare della società per azioni a controllo pubblico che gestisce una parte consistente del risparmio nazionale e soprattutto il risparmio postale -, che a sua volta nel 2013, come parte di un più ampio portafoglio da 490milioni di euro, aveva acquistato l'immobile dall’Agenzia del Demanio dello Stato.
Per i quattro edifici da tre o quattro piani ciascuno, che a breve saranno completamente ristrutturati, si sta definendo un progetto che dovrebbe seguire la destinazione d’uso residenziale secondo la Cdp. Ciò che è certo è che non sarà deputata a funzione alberghiera.
D’altronde le caratteristiche per creare degli appartamenti lussuosi la location ce le ha tutte: dalla vista che, già dai primi piani, spazia su tutto il golfo, alla posizione, alla metratura. Si parla infatti di 3447 metri quadrati con giardino di 700.
Da non tralasciare inoltre il vicinissimo accesso all’ascensore del Park San Giusto su via Capitolina, una delle strade che delimita il complesso assieme a via dell’Ospitale, via del Castello e via delle Monache, queste ultime due accessibili con i mezzi.

«L'ubicazione dell'immobile è invidiabile, la tranquillità e il silenzio pure - spiega infatti Aaron Ravalico dell’agenzia Quadrifoglio, che si è occupato direttamente della transazione -, un ulteriore fattore di bellezza è rappresentato dai chiostri interni e dal giardino centrale».
Nel modus operandi dell'intermediario per riuscire a trovare il giusto acquirente non era però prevista la pubblicizzazione dell’annuncio, bensì la scelta ha seguito altri criteri. «Abbiamo fatto una nostra opera d’indagine preliminare su che cosa si potesse sviluppare e poi siamo andati a individuare clienti mirati.
Dapprima abbiamo fatto una ricerca sulle più grosse società di costruzioni di Trieste, però viste le difficoltà del periodo non abbiamo avuto ottimi riscontri - spiega -, poi invece siamo andati su determinati clienti che sapevamo disporre di un budget adeguato e ne abbiamo individuati un paio. Anche se all'inizio si era sviluppata una transazione piuttosto avanzata con un’impresa veneta, alla fine abbiamo puntato su un investitore locale».

Il destino del complesso edilizio è rimasto perciò incerto per circa un anno, ricevendo nel frattempo una ventina di visitatori. Allo stato attuale i palazzi necessitano di un’importante riqualificazione e in questo caso i nuovi proprietari dovranno prestare attenzione ai vincoli della Soprintendenza del Fvg che tutela il bene.
Il destino del complesso edilizio è rimasto perciò incerto per circa un anno, ricevendo nel frattempo una ventina di visitatori. Allo stato attuale i palazzi necessitano di un’importante riqualificazione e in questo caso i nuovi proprietari dovranno prestare attenzione ai vincoli della Soprintendenza del Fvg che tutela il bene.
Tra questi, c’è l’obbligo di conservare gli accessi principali e i vani scale, al fine anche di mantenere viva la fascinosa e variegata storia millenaria dell'edificio, che riportano alcuni libri. Sorto infatti in epoca medioevale, venne distrutto dai veneziani nel 1312. Il vescovo cremonese Rodolfo Pedrazzani all'inizio del XIV secolo, lo fece restaurare e vi collocò l’episcopio.
Un altro intervento venne eseguito nel 1523 dal vescovo Pietro Bonomo, rampollo della nobile famiglia triestina, che tra l’altro dispose la collocazione del suo stemma araldico sopra la porta principale, ancora oggi presente. E non fu l’unico a lasciare il proprio segno, perché Nicolò de Coret, vescovo dal 1575 al 1591, di origine trentina, fece realizzare uno stemma in pietra lavorata tuttora visibile.
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