Trieste, allo Sportello legalità 36 vittime di usura
TRIESTE La crisi? Tutt’ora in pieno svolgimento. Anche a Trieste. A evidenziare la gravità di una situazione che sta coinvolgendo fasce sociali un tempo esenti da problemi finanziari, sono i dati relativi al primo anno di attività dello “Sportello legalità”, inaugurato nell’ottobre 2014 nella sede della Camera di commercio, su iniziativa dell’Associazione “Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” per replicare alle infiltrazioni criminali nel territorio, all’usura, al racket.
Un numero è stato subito evidenziato da don Marcello Cozzi, responsabile della rete degli “Sportelli”, per sottolineare «l’estrema pericolosità di una situazione che potrebbe rapidamente coinvolgere anche questa città e l’intera regione. Sono stati 38, di cui 36 denunciati da persone che vivono e operano a Trieste – ha detto –, i casi sottoposti da ottobre a oggi allo sportello di piazza della Borsa. Gli altri due riguardano in un caso Monfalcone – ha precisato – e nell’altro Udine. Complessivamente – ha aggiunto – siamo al cospetto di un fenomeno inquietante, in quanto notiamo che il sentimento sempre più diffuso è quello della rassegnazione. Ci sono oramai troppe persone – ha continuato don Cozzi – che rinunciano a venire da noi, tanto sono scoraggiate. Questa regione – ha detto – è all’ottavo posto a livello nazionale e al terzo nel Nord, nella classifica che abbiamo compilato sulla base degli indici di rischio di presenza di racket che praticano l’usura».
Gli “Sportelli legalità” hanno due funzioni: accompagnare chi si presenta nei percorsi di denuncia alle autorità giudiziarie e alle banche, per cercare soluzioni concordate. «Quando gli istituti non accettano – ha ripreso don Cozzi – provvediamo noi, laddove possibile, con la Fondazione che abbiamo creato per fungere da garante e sottrarre così privati e imprenditori alle mani della criminalità».
Il servizio è attivo in tutta Italia dal 2012 «ma il salto di qualità lo abbiamo fatto fra il 2013 e il 2014, perché è dal 2013 – ha ricordato don Cozzi - che collaboriamo con le Camere di commercio e oggi siamo presenti con gli sportelli in 14 Regioni. Negli ultimi 3 anni, abbiamo ascoltato 1135 persone, metà delle quali ci hanno parlato di usura e racket. Nel 2014 in Italia – ha osservato – c’è stato un aumento del 19 per cento di richieste provenienti da imprenditori, commercianti e artigiani, mentre abbiamo registrato un calo del 44 per cento da parte dei lavoratori a reddito fisso. Questo significa – ha rimarcato – che si diffonde una pericolosissima rassegnazione». Don Cozzi ha infine lanciato una severa critica: «La normativa di tutela dall’usura deve essere migliorata, quella esistente è insufficiente. Il tema è quello di un sistema economico profondamente ammalato, facile bersaglio del racket dell’usura. A Trieste – ha concluso – sono stati già sequestrati in 9 casi beni appartenenti a usurai».
Il presidente della Camera di commercio, Antonio Paoletti, ha ricordato che «si è partiti con la formazione dei dipendenti. Le difficoltà di accesso al credito rendono ancor più complessa la situazione; l’imprenditore che si sente dire no dal sistema è possibile preda del mondo della criminalità organizzata. Come ente – ha concluso – abbiamo lanciato il progetto ‘Micro credit Work’, che prevede finanziamenti fino a 20mila euro con l’intervento della Cassa depositi e prestiti e le banche sono garantite fino all’80 per cento dell’erogato». Il prefetto Francesca Adelaide Garufi ha sottolineato che «bisognerebbe sempre pensare a come gli usurai possono offrire tanti soldi e a come se li siano procurati. Stiamo meglio di tante regioni del Sud – ha concluso – ma forse perché la metodologia con cui la criminalità organizzata opera in questo territorio è ancor più subdola, in quanto sfrutta la sottovalutazione del fenomeno da parte dei residenti».
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