Trieste, all’asta altri due ex “gioiellini” Coop

Imminente la cessione del market di Cormons e soprattutto del Voilà di Domio. Si parte da 700mila euro complessivi
Lasorte Trieste 03/09/17 - Domio, Ex Voilà
Lasorte Trieste 03/09/17 - Domio, Ex Voilà

TRIESTE Le date, sui prospetti fallimentari a lungo termine, si lasciano scrivere, se è vero che il piano di concordato Coop di fine 2014 prefigurava la completa liquidazione e la chiusura della società già verso la metà di quest’anno.

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L’importante, è logicamente l’auspicio delle migliaia di risparmiatori tuttora in attesa, è che a lasciarsi scrivere non siano pure le cifre, dato che ad oggi la quota recuperata dagli stessi risparmiatori si attesta al 70,6% contro il famoso 81,4% preconizzato dal concordato medesimo.

Qualcosa però - dopo quasi un anno di attesa per nuove alienazioni di peso dopo le cessioni dell’ipermercato di Fiume e del grande magazzino di Valmaura preso da Cash and Carry - si muove in una direzione che pare tornare a farsi decisamente incoraggiante.

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La fine dell’estate rimette in moto la macchina delle procedure di vendita degli ultimi immobili rimasti sul groppone alle Cooperative operaie di Trieste, Istria e Friuli, procedure finalizzate, come è risaputo, al realizzo di quei soldi necessari a rimborsare i cosiddetti creditori chirografari, a cominciare dai titolari dei 17mila libretti Coop congelati a ottobre 2014 in seguito al commissariamento per via giudiziaria dei vertici del colosso cooperativo di casa nostra.

È di queste ore, infatti, la fissazione per il prossimo giovedì 28 settembre di una nuova doppia asta nello studio dell’avvocato Maurizio Consoli, nel suo ruolo di liquidatore giudiziario, riguardante due dei gioiellini residui ancora di proprietà delle Operaie.

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Uno è il market del centro di Cormons, già tornato in attività e gestito attualmente da un ex dipendente Coop, l’altro - il più grosso dei due gioiellini in questione - è lo storico Voilà di Domio, l’ex supermensa al tempo gestita da Descò ridotta oggi a una scatola vuota.

Per il punto vendita isontino la base d’asta è di 241mila euro, per il grande immobile alla periferia orientale del capoluogo siamo invece a 450mila euro, per un totale di poco meno di 700mila euro da cui far partire le trattative di compravendita, a fronte di una somma delle perizie giudiziarie dei due beni che sfiora quota due milioni (495mila euro per Cormons e un milione e mezzo per Domio, come si può leggere tra i documenti linkabili dal sito www.coopts.it).

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La fissazione di tale doppia asta sta a significare che per questi due beni lo staff dell’avvocato Consoli - che comprende anzitutto il commercialista Stefano Gropaiz nel suo ruolo di amministratore unico di Cotif, la partecipata immobiliare delle Coop formalmente proprietaria dei beni stessi - ha ricevuto precise manifestazioni d’interesse da parte di uno o più soggetti interessati a rilevarli.

Per Cormons in prima fila ci sarebbe la società dello stesso attuale gestore mentre per Domio sarebbe in pole un’azienda italiana.

Facendo i proverbiali conti della serva, il realizzo di un milione vale suppergiù un punto percentuale di rimborso. Va da sé che l’asta del 28 settembre non è l’appuntamento risolutivo.

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L’ultima grande partita che rimane aperta e che può trainare le piccole alienazioni residue ancora da perfezionare è quella dell’ex quartier generale Coop di via Caboto, il palazzo direzionale vetrato da dove comandava Livio Marchetti, bene che annovera anche i grandi spazi un tempo in dote alla controllata dell’ortofrutta Reparto 7 guidata da Augusto Seghene.

Il regno decaduto della grande distribuzione triestina, perizie giudiziarie alla mano, vale ben otto milioni. Filtra di questi tempi una certa fiducia nella possibilità di chiudere pure questa partita. Anche perché non è detto che il compendio di via Caboto vada per forza venduto in un unico maxilotto.

Resiste infatti anche l’eventualità che il quartier generale delle Coop che furono possa essere alienato a pezzi. Modello spezzatino. Meno nobile, ma forse più efficace. Per i creditori, di certo, non sarebbe un problema. Anzi.

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