Trieste, allarme-truffa sulle bollette già prescritte

L’allarme dell’Adoc: «Comprano i crediti non più esigibili e provano a chiederli ai concittadini. Ma questi possono non pagare»

TRIESTE Bollette arretrate, non pagate, che non è più obbligatorio saldare ma il cui conto viene comunque presentato. È la situazione che interessa in potenza centinaia, se non migliaia, di triestini e che viene denunciata ora dall’associazione di difesa dei consumatori Adoc. Il presidente della sigla Antonio Ferronato decide di prendere la parola dopo aver ricevuto numerosissime segnalazioni da parte dei suoi iscritti e di semplici utenti.

Dove sta la questione? A Trieste la società Acegas vende a una società di recupero crediti i propri crediti di vecchia data. È una pratica diffusa in tutto il Paese e del tutto normale. Solo che c’è un inghippo, spiega Ferronato. Il presidente Adoc sintetizza così la questione: «Una società di recupero crediti, nel nostro caso Europa Factors, invia agli utenti dei servizi energia dei solleciti di richiesta di pagamento di bollette antecedenti il 2013, ovvero crediti giuridicamente nulli». L’associazione spiega così il meccanismo di vendita dei crediti e la conseguente riscossione: «L’azione nasce dalla vendita, a volte per cifre irrisorie rispetto il valore nominale, del credito proscritto da parte di un cedente ad un cessionario cui spetterà utilizzare metodi e mezzi che riterrà più opportuni per ottenerne il massimo». Insomma, la società che vende dice all’acquirente: “Ti vendo sottocosto questi crediti scaduti, ora sta a te ricavarne il più possibile”.

Ma perché i crediti sono nulli? Semplice: la legge stabilisce che se un credito non viene riscosso in 5 anni, non deve più essere considerato valido. Il ragionamento del legislatore è che se un ente non richiede la cifra in tutto quel tempo, significa che non ritiene necessario che venga versata. In questo modo la legge italiana preserva le nostre abitazioni dal divenire dei labirintici archivi di bollette pagate nel corso dei decenni che, se la norma non ponesse il limite quinquennale di prescrizione, potrebbero venir richieste da un momento all’altro da questo o quell’ente smemorato.

Fatto sta che domandare è lecito, mentre rispondere è cortesia. Niente impedisce infatti alle società di recupero crediti di andare a chiedere il pagamento di crediti prescritti, sta al consumatore rifiutarsi di farlo. Cosa che sotto ogni punto di vista è suo diritto fare.

L’Adoc ritiene che la richiesta della società non sia «morale»: «Lo pensiamo perché non tutti conoscono la legge sulla prescrizione e la malafede risiede nella “messa in soggezione” di cittadini inconsapevoli».

L’associazione di difesa dei consumatori mostra della documentazione inviata da Europa Factors a un cittadino triestino: le intimazioni di pagamento si susseguono l’un l’altra. La prima è una messa in mora generica con la minaccia di agire giudizialmente, la seconda è una diffida ad adempiere entro e non oltre dieci giorni, pena iniziative giudiziarie con ulteriori aggravi dei costi per il cittadino. Vi si propone inoltre un’offerta di pagamento dilazionato a 100 euro al mese o uno sconto del 50% sulla somma richiesta.

Aggiunge ancora Ferronato: «È nostro parere di essere in presenza di una pratica commerciale scorretta. A deciderlo sarà comunque l’Autorità garante della concorrenza del mercato, alla cui attenzione sottoporremo il caso». Il consiglio dell’associazione ai consumatori è di inviare in risposta alle intimazioni una raccomandata con ricevuta di ritorno in cui ci si appella alla prescrizione, rifiutando il pagamento: «Purtroppo molte persone pagano, pagano per ansia, timore della sospensione dell’erogazione del servizio, consapevolezza della propria inadeguatezza contro il sistema. Purtroppo una volta pagato non si può fare più nulla».

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