Trieste, Aldo Carli e il suo "giro" di gioielli nel mercato nero

TRIESTE. Sesso e gioielli. Un uomo da una doppia vita. Ecco il pensionato, l’ex commerciante che familiari e vicini hanno sempre descritto come una persona «assolutamente tranquilla» che «non ha mai avuto problemi con nessuno». D’altronde i residenti di Opicina, in via del Refosco e dintorni, lo vedevano spesso in casa, dietro al cancello della sua villa. O a spasso con il cagnolino. Ma dietro a quella parvenza c’era evidentemente dell’altro. Una sorta di trafficante di catenine, braccialetti e monete d’oro venduti a intermediari, sia in Italia che all’estero. Così, almeno, risulta agli inquirenti. Anche se non si è chiarito in quali proporzioni. I gioielli venivano ceduti spesso a donne in cambio di favori sessuali. Queste, a loro volta, rivendevano nei “compro oro” della città. Aldo invitava le sue “amiche” a muoversi nel mercato nero.
Particolare, questo, che spiega molto di questa truce vicenda. Il settantacinquenne Aldo Carli prestava e regalava migliaia di euro a straniere conosciute anni prima nel negozio di via Donadoni 1, che ufficialmente aveva gestito sino alla fine del 2012 e che peraltro in passato era stato svaligiato. L’uomo usava proprio quel punto vendita per i suoi incontri occasionali. Circostanza, questa, che emerge chiaramente dalle indagini. E gli affari, in un modo o nell’altro, non si erano mai interrotti: gli investigatori hanno validi elementi per ritenere che il motivo dell’aggressione avvenuta la notte del 20 dicembre abbia a che fare con conti in sospeso o debiti pregressi. Una possibile estorsione, insomma. Perpetrata da personaggi con cui l’insospettabile vittima aveva o aveva avuto a che fare.
Il settantacinquenne viveva in una villa monofamiliare tutto sommato semplice se si considera il livello delle abitazioni circostanti. Ma lì, così come nei conti correnti, l’uomo custodiva soldi. E pure i gioielli che smerciava o distribuiva alle sue donne. Prostitute straniere, in buona sostanza. Carli occupava essenzialmente il pianterreno dell’edificio assieme all’anziana madre, la signora Silvana Malalan, una novantaquattrenne non vedente che gli assassini hanno tentato di soffocare con un cuscino.
Il secondo piano era invece occupato dalla moglie, la sessantaduenne Zdenka Poh, da cui il marito era di fatto separato. La coniuge ha sempre dichiarato di non essersi accorta di nulla. Ma la signora Zdenka era in qualche modo consapevole dei giri e delle frequentazioni che l’ex compagno intratteneva? Le accettava? Chiudeva un occhio? Le sue indicazioni potrebbero essere utili per arrivare agli altri criminali che hanno fatto irruzione nella casa di via del Refosco.
(g.s.)
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