Trieste, al via l'iter di bene culturale per Palazzo Degasperi in via Ghega
TRIESTE Palazzo Degasperi, pur senza vantare alcun rapporto con lo statista trentino Alcide, è uno degli edifici di maggiore pregio architettonico tra quelli allineati in via Carlo Ghega: la Soprintendenza ha ritenuto di “premiarlo” avviando la procedura che ne dichiara l’interesse culturale.
Il civico 6, con la restaurata facciata dalla «moderata» intonazione neoclassica, è di agevole individuazione, perchè gran parte del pianterreno è occupato dai magazzini “Fam store”. Sullo stesso marciapiede, a pochi metri di distanza, la gelateria Zampolli.
A progettarlo fu negli anni Trenta del XIX secolo Giovanni Degasperi, un muratore autodidatta, proveniente dal Canton Ticino come molti altri protagonisti della stagione neoclassica triestina. Al solito, il soprintendente Simonetta Bonomi ha informato gli interessati con una missiva spedita a 28 indirizzi, di cui 25 i proprietari, nella quale spiega i perchè del procedimento.
L’immobile - scrive - è un esempio di particolare interesse nel documentare ancora oggi la sintassi realizzativa di metà Ottocento: semplicità, severo rigorismo, la disposizione di buona parte degli enti fedele al progetto originario, finiture ed eleganza della facciata principale, vano scala, alcuni ambienti del primo piano. Per questi motivi merita il timbro di interesse culturale. La Bonomi ricorda ai destinatari che qualsiasi intervento sul bene dovrà ottenere l’autorizzazione della Sovrintendenza. A seguire il fascicolo sarà l’architetto Francesco Krecic.
Strada di forte passaggio veicolare, via Ghega soffre di questa funzione viaria che non contribuisce a valorizzare le pur interessanti presenze culturali: il palazzo Rittmeyer (conservatorio Tartini), l’edificio neoclassico disegnato da Angelo Gorian dirimpetto a palazzo Degasperi, un lato di palazzo Panfilli (ora sottoposto a terapia restaurativa) nella curva che reca in piazza Libertà. Insomma, mangiando un gelato si può ripassare un po’ di storia patria.
Lo stesso Degasperi, pur non appartendo al gotha dei colleghi contemporanei (Pietro Nobile, Matteo Pertsch, Antonio Mollari, Antonio Buttazzoni), è un dignitoso e dinamico interprete di una fase espansiva che caratterizza la città dei “borghi” teresiano, giuseppino, franceschino, dove firma in quasi trent’anni 18 progetti. Forse il più noto, o comunque il più visibile, è l’ex albergo Metternich, poi Nazionale, poi Hotel de la Ville, oggi quartier generale di Fincantieri, tra Rive, via Genova e via Mazzini.
Negli ultimi anni le dichiarazioni di interesse culturale da parte della competente Commissione regionale per il patrimonio Soprintendenza si sono fatte piuttosto frequenti, avendo riguardato epoche costruttive diverse. A fianco del palazzo di Giustizia il “quartiere Oberdan” anni Venti-Trenta del secolo scorso, via Rossetti 8 agli albori del Novecento, via Piccardi 12 anch’esso in era liberty, via Lazzaretto Vecchio 13 nell’ultima parte dell’800: ecco gli ultimi attestati rilasciati da palazzo Economo. A volte c’è una griffe progettuale riconosciuta (come quella di Eugenio Geiringer in via Rossetti e in via Lazzaretto Vecchio), altre volte no: la qualità dell’immobile, i vantaggi fiscali soprattutto sulle seconde case, la valorizzazione del bene sono in primo piano nel motivare la “dop” culturale. —
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