Trieste, al via l’intervento di restauro della cupola della Sinagoga

Allestite le impalcature per rifare il rivestimento del Tempio costruito nel 1912 su progetto di Ruggero e Arduino Berlam. Scelto un tono particolare di grigio

TRIESTE A 30 anni dall’ultimo intervento, la cupola della Sinagoga di Trieste - uno dei primi esempi in Europa a doppio guscio parabolico - diventa un cantiere a cielo aperto, con un’impalcatura a prova di equilibrista. Sono iniziati infatti in questo periodo i lavori di restauro della struttura, finanziati con 40 mila euro dalla Fondazione CRTrieste, che termineranno, meteo permettendo, fra circa due mesi. Il progetto prevede il rifacimento del rivestimento esterno della cupola, che è composto da materiali che per l’epoca della costruzione della sinagoga – fu inaugurata nel 1912 - erano all’avanguardia.

Il luogo di culto di via San Francesco fu progettato da Ruggero e Arduino Berlam mentre i calcoli furono affidati a un’impresa austriaca con sede a Lubiana. «Ma fu in generale un concorso di tante maestranze - racconta l’ingegnere Aulo Guagnini, progettista e direttore dei lavori -. La cupola è una struttura straordinaria, innovativa per l’epoca di realizzazione: è costituita da una doppia calotta in calcestruzzo armato. È stata ricavata anche un’ogiva per dare luce all’interno. Sull’esterno di tutta la cupola c’è un rivestimento in lamiera e con la Soprintendenza stiamo facendo le indagini stratigrafiche per capire bene qual era la tinta originaria e riproporla, per poi andare a restaurare la cupola».

Le maestranze coinvolte fanno parte dell’impresa edile Benussi & Tomasetti, specializzata anche in questo tipo di interventi. Le fasi di lavoro sono tre, una conseguente all’altra, e prevedono: l’indagine dei colori, la pulizia e il restauro e le rifiniture. Ma quale sarà la tinta giusta che verrà ora adottata? «Abbiamo fatto una serie di ipotesi – sottolinea Guagnini -: abbiamo individuato il grigio, di cui stiamo cercando la tinta più giusta. Adesso la cupola è in parte arrugginita e in parte riporta un grigio risalente all’ultimo intervento degli anni Ottanta, che si è però snaturato nel corso degli anni, divenendo un po’ giallo e un po’ verdino».

Un’attenzione particolare è stata posta anche sulla costruzione del ponteggio, poiché «è difficile far raccordare gli elementi del diametro della cupola, alta otto metri (30 i metri complessivi da terra), con quelli del ponteggio», specifica il direttore lavori, che oggi ricopre il ruolo un po' dei Berlam, aggiudicatisi a inizio Novecento la progettazione del luogo di culto. Curioso sapere che all’epoca fu bandito un concorso, a cui parteciparono circa 40 concorrenti, quasi tutti provenienti dalla scuola di Vienna di Otto Wagner, urbanista austriaco e tra i maggiori maestri dell'architettura moderna, che influì decisamente, come insegnante e teorico, sull'evoluzione architettonica tra la fine del 19° e l'inizio del 20° secolo. La giuria era composta da esponenti della Comunità ebraica triestina e dal direttore della Regia Accademia e Istituto di Belle Arti di Venezia, che però non indicò un unico vincitore, ma due secondi premi. Alla fine, la comunità ebraica decise di affidare il lavoro allo studio Berlam, che però non aveva partecipato al concorso. «La ragione di questa scelta resta sconosciuta scelta – afferma Guagnini –, non è possibile capirla dalle carte».

Tutti i progetti partecipanti comunque furono esposti a una mostra, allestita al Ridotto del Politeama. «Buona parte furono richiesti indietro dagli autori – conclude Guagnini -, mentre alcuni sono oggi conservati nei Civici musei e in parte al Museo della comunità ebraica». —


 

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