Trieste al centro della guerra delle frequenze radiofoniche

Radio Maria impugna in Appello una decisione del Tribunale di Gorizia ritenuta salomonica sulle inferferenze Italia-Slovenia. L’emittente religiosa sostiene che l’invasione delle onde di radio capodistria in territorio nazionale sia molto più invasiva

TRIESTE. Una partita internazionale che si gioca in campo triestino. In settimana i legali di Radio Maria, una delle più ascoltate emittenti nazionali perchè capace di farsi sentire anche nei luoghi più remoti con i suoi 850 ripetitori, si recheranno in Corte d’Appello, per impugnare una sentenza del Tribunale goriziano che ritengono non abbia del tutto soddisfatto le ragioni del loro cliente. In ballo, come spesso è accaduto negli ultimi anni, è il contenzioso su frequenze e interferenze relative al segnale radio tra Italia e Slovenia.

Il fascicolo è seguito dall’avvocato Felice Vaccaro, che dal suo studio di Firenze si occupa fin dagli anni Ottanta di questi argomenti. In questa partita giulio-friulana sarà coadiuvato dai colleghi Piero Gerin e Carlo Del Torre.

È lo stesso Vaccaro che al telefono illustra sinteticamente i motivi di insoddisfazione verso la pronuncia goriziana. Il Tribunale isontino - a giudizio del legale fiorentino - avrebbe deciso che le parti, Radio Maria e Radio Capodistria, dovessero reciprocamente eliminare le “invasioni” nei territori confinanti. Ma, a giudizio di Vaccaro, c’è una notevole differenza qualitativa tra le due emissioni. Radio Maria utilizza un ripetitore a Porzus, luogo di tragica memoria storica, il cui segnale si limita al cosiddetto “debordo” poco oltre il confine con la vicina Slovenia.

Ben diversa è la potenza emessa dal ripetitore di Radio Capodistria collocato sul monte Nanos, che penetra in territorio italiano fin quasi alla periferia di Venezia e copre il 70% del Friuli Venezia Giulia. La posizione capodistriana è appoggiata da Apek, l’agenzia slovena delle telecomunicazioni, e dal governo di Lubiana.

Quindi - secondo i l patrocinio di Radio Maria - la decisione goriziana sarebbe solo in apparenza salomonica, in quanto il merito tecnico del confronto vedrebbe una sensibile disparità, documentata tra l’altro da una specifica consulenza. Ricapitolando: Radio Maria “deborda”, Radio Capodistria “interferisce”.

Poi il duello dissolve la tonalità tecnica e si appunta sugli argomenti giuridici. In particolare, Vaccaro insiste sul concetto di pre-uso, ovvero gli impianti di Radio Maria sono stati censiti dal competente ministero italiano e funzionano sulla base di una concessione risalente al 1994. La parte slovena farebbe riferimento all’iscrizione al registro internazionale ginevrino, sul cui valore giuridico si esprimono forti perplessità.

Il contenzioso italo-sloveno dura ormai da una quindicina di anni, le decisioni della magistratura italiana (competente perchè il danno si è verificato in territorio italiano) hanno dato ragione alle radio italiane. Tribunale di Trieste, Tribunale di Treviso, Corte d’Appello di Trieste, Corte di Cassazione a sezioni unite. Oltre a Radio Maria, anche Dance e E-Sphera sono state interessate alla questione delle interferenze. Nell’estate dello scorso anno, l’avvocato Gerin evidenziò la volontà slovena di portare il dossier nelle sedi istituzionali.


 

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