Trieste Airport Gara entro febbraio per vendere il 45%
TRIESTE L'operazione di privatizzazione di Trieste Airport procede secondo programma. In pole position ci sono i quattro principali aeroporti italiani (Roma, Milano, Bergamo e Venezia) e, tra gli stranieri, il gruppo Fraport, gestore dell’aeroporto di Francoforte. Il presidente Antonio Marano non li può citare, non ancora, ma conferma «l’ampio interesse sul progetto di sviluppo dell’aeroporto». Anche perché, sottolinea ricordando la prossima inaugurazione del polo intermodale, «non mettiamo sul mercato solo uno scalo, ma un’infrastruttura intermodale di trasporto».
L’iter ha avuto avvio con la delibera di giunta con cui la Regione ha dettato le linee guida alla società Aeroporto Friuli Venezia Giulia per la procedura di cessione del 45%, con opzione di acquisto di un ulteriore 10% al verificarsi di prestabilite condizioni di crescita, da riscontrare in un periodo non inferiore ai tre anni. L’incasso per il 45%? In considerazione della ristrutturazione societaria degli ultimi due esercizi, secondo le prime stime si dovrebbe aggirare intorno ai 30 milioni. La selezione, si legge in delibera, dovrà indirizzarsi a primari investitori di mercato, di profilo nazionale o internazionale, in grado di supportare gli investimenti 2016-20 e di migliorare le previsioni dei principali parametri tecnico-economici del piano industriale, quello che punta al milione di passeggeri (alla luce del +8,4% da gennaio a novembre e del sicuro superamento delle 800mila presenze a fine anno, a Ronchi si punta ad arrivarci già nel 2018).
L’Aeroporto è la stazione appaltante e, nel rispetto del nuovo codice degli appalti, ha quindi provveduto a incaricare il consulente tecnico, la Kpmg, e il consulente legale, lo studio Dentons. «L’impalcatura del bando è quasi completata», fa sapere il presidente Marano spiegando che si tratterà poi di ottenere le autorizzazioni di Enac, ministero dei Trasporto e Mise. L’obiettivo è di lanciare la gara entro il mese di febbraio, per una vendita da concretizzare in primavera. «Nel rispetto del piano industriale – spiega ancora Marano – vogliamo che chi entra sia un operatore industriale che, oltre alle competenze del settore, abbia anche un network particolarmente robusto». Premesse che consentono almeno di ipotizzare i concorrenti. Tanto più che uno dei paletti potrebbe essere quello di un traffico non inferiore ai 10 milioni di passeggeri l’anno, rispettato solo da quattro aeroporti italiani.
In corsa dunque Atlantia, gruppo che fa capo ai Benetton e che controlla la società Aeroporti di Roma; F2i, fondo privato che oggi controlla Torino e Napoli, ha una quota di Bologna ed è l’azionista di riferimento di Milano Malpensa, Linate, e Alghero; Bergamo e Save. In Fvg si ritiene che anche Venezia, nonostante le perplessità manifestate dal presidente Enrico Marchi, sarà della partita. Dopo di che ci sono gli scali esteri. Il più accreditato continua a essere Fraport, recentemente attivo su Lubiana (ha acquistato il 75% per 177 milioni di euro) e sulla Grecia (con 1,2 miliardi si è portato a casa 14 scali regionali), ma c’è anche Aéroports de Paris. Tra gli outsider, il gruppo Everbrigh di Hong Kong, che ha acquisito Tirana, e i cinesi di Hna, che puntano a Belgrado e hanno già introdotto il volo da Pechino, via Praga, verso la capitale serba.
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