Trieste Airport al rush finale. Resta in pista il fondo F2I

Lunedì scade il termine per la presentazione delle offerte per la vendita del 55%. Il valore stimato della quota pari a 32,5 milioni. Save (Marco Polo) resta fuori

La veneziana Save si sfila dalla gara per Trieste Airport: «Nessuna offerta»

TRIESTE In assenza di Save, che smentisce ripensamenti rispetto alla decisione di sfilarsi dalla corsa, l’interlocutore principale per l’acquisizione del 55% dell’Aeroporto Friuli Venezia Giulia pare essere F2i, fondo privato che già si era esposto dopo il primo bando, andato deserto per l’impossibilità di acquisire da subito la maggioranza delle quote. F2i, a quanto risulta, parrebbe essere tra l’altro l’unico partecipante. Quel che pare certo è comunque il fatto che il fondo formalizzerà la propria proposta entro il termine per la presentazione delle offerte, fissato per lunedì alle 12, con apertura delle buste in seduta pubblica 24 ore dopo. Si concretizzasse questo scenario, per F2i sarebbe un ulteriore investimento negli aeroporti, settore in cui già opera attraverso la controllata (al 51%) 2i aeroporti, a cui fanno capo gli scali di Torino, Napoli e il 45% nella Sea, oltre al 10% di Bologna, a coprire quasi il 40% del traffico nazionale.

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Nel giugno scorso, verificata l’assenza di partner interessati a entrare nello scalo regionale solo con il 45%, e un ulteriore 10% da poter rilevare non prima di un triennio a fronte di determinati risultati, F2i era stato del resto molto chiaro. Aveva in particolare ribadito «l’interesse al processo di privatizzazione dell’Aeroporto di Trieste di cui il fondo ha apprezzato i miglioramenti infrastrutturali e della qualità del servizio negli ultimi anni. La limitata dimensione in termini di passeggeri servibili rende necessaria, a parere di F2i, la sua integrazione in un network aeroportuale più ampio che ne sostenga lo sviluppo industriale.

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La privatizzazione dovrebbe consentire al partner industriale gli spazi di manovra necessari per il conseguimento di tale integrazione e degli obiettivi condivisi con il partner pubblico per lo sviluppo del traffico in ambito regionale». “Suggerimenti” che la giunta Fedriga, d’intesa con il management di Ronchi, ha tradotto nelle novità di un secondo bando di gara che ha appunto messo in vendita la maggioranza del pacchetto, con una base d’asta di 32,5 milioni.



I parametri per l’auspicato partner industriale sono quelli fissati già ad agosto: cessione del 55%, senza ulteriori opzioni di acquisto, a favore di un unico investitore di profilo nazionale o internazionale, che dimostri un Work Load Unit (unità di carico corrispondente a un passeggero o a 100 kg di merce) superiore a 10 milioni, determinato dalla somma dei Wlu delle imprese aeroportuali partecipate con quote azionarie non inferiori al 30% del capitale sociale per gli anni 2015, 2016 e 2017, e che sia in grado di supportare finanziariamente il piano degli investimenti 2018-23. In particolare, il socio si dovrà impegnare a far crescere il numero dei passeggeri a quota 1,1 milioni nel 2023, migliorando l’Ebitda e il valore degli interventi e delle previsioni di investimento previsti nel piano industriale.

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Numeri che hanno consentono di individuare cinque possibili interessati: oltre a F2i, gli Aeroporti di Roma, Bergamo, l’outsider Corporacion America, la holding degli scali di Firenze e Pisa e una Save che ieri, stando a MF Dow Jones, sarebbe stata ancora in corsa, ma che, al contrario, pare definitivamente fuori dalla partita. —


 

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