Trieste, addio al patron della Principe. Fece storia nel settore alimentare

Dukcevich, 84 anni, è morto all’alba di venerdì 14 agosto dopo una caduta. Doppio funerale a Trieste e a San Daniele

TRIESTE Mario Dukcevich, uno dei più importanti imprenditori italiani nel settore salumiero, è morto ieri mattina all’alba.

Una morte improvvisa - spiega una breve nota diffusa dalla famiglia - dovuta alle complicazioni sorte dopo una caduta. Dukcevich, che lascia la moglie Sonia e i figli Vladi e Paola, aveva 84 anni, essendo nato nel marzo 1936 nel villaggio croato di Velika Pisanica, in Slavonia, non lontano dal Danubio e dal confine con l’Ungheria. L’ultimo saluto sarà portato in due luoghi diversii: il primo alle 10 di mercoledì 19 nella chiesa di Gesù Divino operaio in via Benussi a Trieste, il secondo nel Duomo di San Daniele del Friuli. Dukcevich sarà sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero del paese friulano.

«Gli ultimi anni sono stati difficili - riporta il comunicato della famiglia riferendosi alla crisi aziendale deflagrata alla fine del 2018 - il nostro mondo è cambiato, ma non il suo amore per la città, per la famiglia, per le tante persone che ha assunto e con cui ha lavorato tanti anni». «Ha sempre creduto - è ancora scritto - nel ruolo di Trieste, nella possibilità di sviluppare l’economia e l’industria locale, nell’importanza di sostenere lo sport».

La saga dei Dukcevich ha origine, come accennato, in Slavonia, dove prima Tommaso poi il figlio Stevo, rispettivamento nonno e padre di Mario, conducevano una prospera attività di produzione e di commercio alimentare. Finchè nel 1945, a guerra finita, la Jugoslavia titina requisisce tutte le proprietà dei Dukcevich, compresa l’auto: a Stevo viene proposto di restare come manager statale, ma il padre di Mario oppone un secco rifiuto e organizza la partenza dell’intera famiglia. Meta Trieste, prima città dell’Occidente oltre la cortina di ferro.

Piove sul bagnato: dollari e sterline, scambiate da Stevo prima del viaggio, si rivelano falsi. I Dukcevich sono sul lastrico, salvati solo dal provvidenziale prestito di un connazionale: da lì la riscossa con l’apertura di una prima attività in via Lazzaretto Vecchio a base di Praga, Vienna, Cragno ... Le cose si mettono al meglio e serve maggiore spazio per lavorare le carni: primo trasloco in via San Cilino, secondo trasferimento nel 1956 in via Pigafetta in zona industriale.

In via Pigafetta esordisce il ventenne Mario: due anni - ricorderà - in prima linea tra salamoia, impasti, stagionatura. Il padre aveva mandato in collegio i due figli, Mario prenderà il diploma di ragioniere, Vladi la laurea in farmacia (poi attraverserà l’Atlantico e aprirà negli Usa una fabbrica da 100 dipendenti).

Negli anni Sessanta avviene il salto di qualità che il padre Stevo imprime alla giovane azienda con il prosciuttificio a San Daniele. Nella seconda metà del decennio altra accelerazione: fallisce Cesare Masè e i Dukcevich ne rilevano il 33% insieme ai due maggiori creditori. Ma Duke Grandi Marche non carbura e i Dukcevich si disimpegnano già nel 1969, Mario non vuole mollare cotti e insaccati e, ottenuto il non facile assenso paterno, compra 9000 metri quadrati in via Ressel, dove sorse lo stabilimento Principe.

La quotidianità di Mario è tosta: sveglia alle 5 di mattina, primo giro in fabbrica alle 6, passaggio dalla madre Carolina alle 6.30 per la colazione. Nella strategia dell’imprenditore, che ha preso il posto del padre Stevo, l’ammodernamento tecnologico e la contestuale attenzione alla qualità rivestono un ruolo chiave. —


 

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