Trieste. addio al laboratorio di analisi del Burlo
TRIESTE Il Laboratorio di analisi del Burlo sarà trasferito a Cattinara. L’operazione è stata confermata, nel pomeriggio di ieri, dal direttore generale Gianluigi Scannapieco, secondo cui «nulla cambierà e anzi le prestazioni miglioreranno». Ma la decisione diventa un caso politico su cui si scatena una dura controffensiva politica bipartisan. E l’Irccs, dopo qualche mese di calma, torna di nuovo al centro di forti polemiche, in piena campagna elettorale.
In mattinata, anticipando il direttore generale, parte del Consiglio comunale ha indetto un conferenza stampa in municipio per denunciare «l’ennesimo smantellamento subìto dall’istituto». Assieme alla Federazione della sinistra e a Sel, si sono uniti vari gruppi di centrodestra: Pdl, Un’Altra Trieste e Ncd, mentre Forza Italia si è associata con una nota. Non si è visto il Pd e nemmeno il Movimento Cinque Stelle.
Il primo a intervenire, in conferenza stampa, è stato il comunista Marino Andolina, ex medico del Burlo: «Il trasferimento non è ancora riportato in alcun documento scritto ma in questo periodo sono in corso riunioni organizzative tra tecnici e primari». Andolina ha proseguito tacciando l’operazione, e chi la porta avanti, di «stupidità professionale o perfidia» i cui contraccolpi di faranno sentire sui ricoverati e sulle situazioni di emergenza più che su quanti, dall’esterno, si recano all’Irccs per comuni esami da ambulatorio. Il medico ha portato l’esempio di recenti episodi di cronaca nazionale: le donne decedute per parto su cui sono partite indagini. «La causa principale delle emorragie – ha osservato – è determinata dai pezzi placenta che fanno partire una reazione a catena del coagulo del sangue. Quanto dovremo aspettare per avere delle analisi sulle pazienti, se il laboratorio si sposta a Cattinara? I risultati servono in pochi minuti». Analogo discorso per le leucemie infantili, che necessitano di test immediati e precisi sul numero di piastrine. O sui trapianti di midollo. Le apparecchiature di reparto, i Poct, secondo Andolina sono inadatte: «È una mazzata per il Burlo».
Alessia Rosolen di Un’Altra Trieste ha annuito. «La mancanza di investimenti nell’Irccs ha già comportato danni. Ora è in atto un vero e proprio smantellamento. Non vorrei ci fossero sotto degli indirizzi occulti per depotenziare l’ospedale anche al di là di quanto prevede il legislatore regionale». D’accordo Paolo Rovis di Trieste Popolare: «Situazione grave, gli effetti si sentiranno sull’intero sistema. Si peggiora la qualità delle cure. Stiamo parlando della vita delle persone, questa deve diventare una battaglia della città». Lorenzo Giorgi del Pdl vede «un ennesimo colpo per la sanità triestina, mentre il Burlo dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello. Invito tutte le forze politiche a unirsi». Everest Bertoli di Fi teme «la distruzione del sistema sanitario triestino» e invoca «uno stop immediato ad una riforma pericolosa. La salute dei nostri cittadini è più importante del gioco delle parti politiche». Marino Sossi di Sel sollecita la convocazione di un Consiglio comunale e dell’assessore regionale Telesca perché «non si può lentamente lasciare andare il Burlo».
Ma il management dell’Irccs invita alla calma. «Non entro nel merito delle argomentazioni sollevate in conferenza stampa – ha replicato Scannapieco – l’operazione avverrà a step e rientra in una redistribuzione dei compiti secondo quanto indicato da un piano regionale che coinvolge tutte le aziende ospedaliere, Cro di Aviano compreso, del Friuli Veneiza Giulia». Il piano «prevede la concentrazione delle attività di routine nei tre poli di Pordenone, Udine e Trieste per l’area giuliano-isontina». Ciò, ha aggiunto il dg, è già stato attuato in regioni come l’Emilia Romagna, con laboratori che servono 4 milioni di abitanti. «L’attività del Burlo non sarà compromessa. Daremo assolute garanzie, il ruolo del Burlo nell’assistenza, cura e ricerca in tutti i settori della diagnostica innovativa è mantenuto e anzi si allarga per tutta l’area vasta e regionale».
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